Il grande banchiere d’affari da Parigi al Leone di Trieste

da Milano

Nato a Parigi 82 anni fa, Antoine Bernheim ha sempre considerato l’Italia la sua seconda patria. E non solo perché a Roma vive la figlia Martine, che ha sposato un principe Orsini, ma anche e soprattutto per la parte importante che il nostro Paese ha avuto nella carriera di questo finanziere di lungo corso. Partito dall’immobiliare di famiglia, Bernheim entra nel 1967 nella banca Lazard, di cui scala rapidamente i vertici.
La banca d’affari parigina, che vanta uno stretto legame con gli Agnelli, in quegli anni sta prendendo sempre più piede in Italia, conquistando partecipazioni nelle Assicurazioni Generali e in Mediobanca. Così, Bernheim diventa amico e grande estimatore di Enrico Cuccia - con cui ha in comune la proverbiale riservatezza - e col suo appoggio viene nominato, nel 1972, consigliere delle Generali e dieci anni dopo vicepresidente. Una collaborazione che culmina con la nomina di Bernheim alla presidenza del Leone di Trieste, nel 1995. Un regno però di breve durata: solo fino all’aprile del 1999.

«Tradito» da Cuccia, il banchiere torna ai suoi affari in Lazard, di cui è ormai il numero due: gli devono molto finanzieri e industriali come Bernard Arnault, il patron di Lvmh, e Vincent Bolloré, che aiuta a rilanciare il vacillante impero di famiglia. E proprio Bolloré, con un massiccio ingresso nel capitale di Mediobanca, contribuisce a riportare Bernheim alla guida di Generali, nel 2002.

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