Per la Grande Brera avanti tutta Sarà realtà nel 2015

Grande Brera avanti tutta. Il progetto di trasferimento dell’Accademia delle Belle Arti e il conseguente ampliamento della Pinacoteca tra due mesi potrebbero diventare realtà. Il 2010 dovrebbe mettere la parola fine a una spinosa vicenda che tiene la città con il fiato sospeso dal 1974. Ieri il vertice a Palazzo Marino tra il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini, il ministro ai Beni culturali Sandro Bondi, il titolare della Difesa Ignazio La Russa, il commissario straordinario del polo milanese, Mario Resca e il sindaco Letizia Moratti ha sancito la ferma e decisa volontà di realizzare il progetto. Tra sessanta giorni il commissario Resca presenterà il piano di fattibilità complessivo del progetto, che dovrebbe vedere la luce per l’expo del 2015. Due i tavoli su cui giocare: il trasferimento dell’Accademia nella caserma di via Mascheroni, condizione indispensabile per la creazione del polo museale della grande Brera. Un trasloco quanto mai avversato da studenti e professori, divisi anche al loro interno, anche se costretti a fare lezione in 3400 in aule pensate per 300, tenendo «sotto scacco» la Pinacoteca. A Brera infatti è esposta solo una minima parte dell’immenso patrimonio che vanta l’istituzione: «E’ come avere una Ferrari e tenerla sempre chiusa nel box» ha osservato La Russa. «L’accademia deve rimanere a Brera perché qui è la sua storia» tuonava qualche giorno fa il direttore dell’Accademia, Gastone Mariani. Dopo il vertice di ieri forse studenti e professori potrebbero avere un «contentino»: all’ombra della Pinacoteca potrebbero restare 2000 metri quadrati di spazi dedicati ai corsi «storici» come pittura, mentre l’accademia potrà espandersi nei 10mila metri quadrati dell’ex Distretto militare. Obiettivo dell’accordo, che risale al 2008, tramontata l’ipotesi della Bovisa, è valorizzare le Belle Arti e trasformarle in un polo di eccellenza per giovani talenti, in grado di competere con le migliori scuole europee. Ecco allora che entro il 2015 Milano potrebbe ospitare, a due passi da Santa Maria delle Grazie, un vero e proprio campus all’americana, dotato anche di studentato. Il piano di valorizzazione procede su due binari paralleli: da un lato la didattica, dall’altra il polo museale. La Grande Brera è il cappello sotto cui saranno messi a sistema la Pinacoteca, palazzo Citterio e l’Orto Botanico per diventare un polo culturale di eccellenza. Sotto il tetto di cristallo, su modello del British Museum, disegnato da sir Norman Foster, troveranno finalmente spazio una caffetteria, il book shop, auditorium, info point. Il progetto firmato da Mario Bellini, da 50 milioni di euro, punta anche a riaprire lo studio che fu di Hayez al pubblico e gran parte della collezione della Pinacoteca, abbandonata all’oblio collettivo nei depositi. Al ministero non hanno dubbi: capolavori di Raffaello, Mantegna, Caravaggio, Leonardo faranno accorrere visitatori da tutto il mondo. «Il nostro obiettivo - ha spiegato Letizia Moratti - è far sì che Brera diventi un museo all’altezza dei grandi musei europei. Abbiamo lavorato su un percorso per un rilancio dell’Accademia e la valorizzazione di un museo come Brera, che potenzialmente è uno straordinario museo, ma che per vari motivi logistici e organizzativi non riesce a esprimere tutte le sue potenzialità». Insomma il cuore di Brera tornerà a pulsare non solo all’ora dell’happy hour ma 24 ore su 24. Un progetto mastodontico, anche nei costi: si parla di 50 milioni di euro solo per realizzare la Grande Brera. Tutti collaboreranno all’impresa: istituzioni cittadine, pubblico e privato, l’amministrazione locale, il comitato per i 150 anni dell’unità d’Italia, le fondazioni bancarie. Non si tratta solo di investire, ma anche di guadagnare: la Grande Brera fungerà da leva economica per il mercato locale.

Dal ministero per i Beni culturali citano recenti stime europee secondo cui ogni euro investito in cultura restituisce un valore dieci volte superiore. Sembra infatti che in epoca di crisi uno dei pochi settori in grado di registrare bilanci in positivo sia proprio il turismo culturale.

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