Il grande mistero della statua sul pianeta rosso

È lì piccolissima sullo sfondo ocra di un panorama, tutto sabbie rossastre e pietrisco. Una misteriosa figura dall’aspetto umanoide, che pare placidamente seduta, con un braccio pigramente allungato in avanti, rilassata ed ignara di essere stata inquadrata, quasi per caso, dalla sonda spaziale Spirit, che dal 2004 scorrazza i deserti di Marte assieme alla sua gemella Opportunity.
Abbastanza per far fare un salto sulla sedia a tutti gli ufologi che compulsano con smaniosa acribia tutte le foto della missione Mars Explorer, che da anni altro non aspettano che avere una prova dell’esistenza della vita sul pianeta rosso. Eppure, nonostante tutta la tecnologia necessaria per produrla, questa fotografia, con i colori leggermente alterati dai tecnici della Nasa, allo scopo di renderla più leggibile, ci dice veramente poco. Abbiamo un pugno di pixel che a guardarli sembrano avere forma di essere vivente o di statua, ma nulla di più. Potrebbe trattarsi di una roccia modellata dal vento (violentissime le tempeste che corrono la superficie del gigante rosso), di un gioco di ombre. Tanto che gli scienziati seri, come Simona Di Pippo dell’Asi, quando gli chiedono di commentare la notizia si limitano ad un bel: «Non c’è nulla in quell’immagine». E con buona pace di tutti coloro che vorrebbero Marte sede di antichissime civiltà, preesistenti a quella umana, non sarebbe la prima volta che si prendono lucciole per lanterne, o meglio colline brulle per sculture gigantesche. Capitò con una foto scattata dalla sonda Viking 1 il 25 luglio 1976. A guardarla sembrava che nella regione marziana di Cydonia ci fosse un’enorme scultura in forma di faccia umana. Sembrava la prova di una civiltà marziana, faceva rifiorire i sogni della fantascienza dell’età classica (come il racconto La cripta della bestia di A. E. Van Vogt). Per anni la Nasa ha invitato alla prudenza. Poi ci ha pensato il satellite europeo Mars Express il 22 luglio 2006 a svelare l’arcano. La «testa» vista attraverso i suoi più sofisticati apparecchi di ripresa appare per quello che è: una collina brulla e alquanto insulsa per gli ufologi. Interessantissima per i geologi che studiano la morfologia marziana.
Ed è quello geologico lo scopo principale e sensato che ha portato anche Spirit e Opportunity sul quarto pianeta del sistema solare, il più simile al nostro. Spirit quando ha scattato l’immagine incriminata stava esaminando le rocce e suoli alla base delle Columbia Hills, avventurandosi fuori dal plateau noto come «Home plate». Migliaia di dati che consentono di ricostruire la storia del pianeta e che confermano quelli che, agli antipodi, ha riscontrato Opportunity. Sul suolo marziano ci sono tracce di un remoto passaggio d’acqua. Acqua che nella regione polare potrebbe scorrere ancora o essere presente in forma di ghiaccio. Magari favorendo l’esistenza di forme di vita microscopiche (della cui esistenza potrebbe essere indizio anche la presenza di metano nell’atmosfera).

Certo ai maniaci dell’alieno in forma di nanetto verde testa grossa questo non può bastare, non basterebbero nemmeno gli alberi giganti - vivi o pietrificati - che qualcuno crede di riconoscere (probabilmente a torto) nelle immagini di un altro satellite, il Moc. Eppure un batterio vivente su Marte sarebbe una scoperta scientifica gigantesca.

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