Grano su un terreno contaminato sotto sequestro alle porte di Roma

A vederlo il paesaggio è di quelli che lasciano senza fiato: un trionfo di spighe gialle e altissime stipate in un’area di ventisette ettari dentro il parco di Veio. Belle, bellissime, ma potenzialmente pericolose, perché cresciute su un terreno sequestrato tre anni fa dalla Procura, una volta accertata la presenza di numerose sostanze tossiche. Qualcuno, infischiandosene del divieto, ha però rotto i sigilli seminando in lungo e in largo. E ora, con l’arrivo dell’estate, potrebbe raccogliere i frutti del suo lavoro e vendere quel grano sul mercato, con il rischio ragionevole che finisca sulle nostre tavole.
A sentirla la storia ha dell’incredibile: tutto ha inizio nel 2004, quando una partita di 1.300 quintali di grano duro contaminato, coltivato nelle campagne di Formello, entra nei circuiti tradizionali di distribuzione, viene trasformato in farina prima e in pasta poi. Solo dopo il clamore suscitato da uno scandalo giornalistico l’Istituto superiore della Sanità svolge delle indagini e riscontra la presenza di diossina e materiali pesanti come cromo, mercurio e zinco sul terreno d’origine. A quel punto, è il 29 maggio del 2005, la Procura di Tivoli non ha scelta, sequestra l’intera zona, affidandone la custodia giudiziaria al proprietario, il Comune. Che, a quanto pare, non avrebbe mai provveduto a effettuare la bonifica dei ventisette ettari o, almeno, a sorvegliarli adeguatamente. Così, «nuovi oscuri interessi», come li definisce Sonia Martelloni, consigliere comunale del Pdl, si sono concentrati nell’area, mettendo a serio rischio la salute pubblica. È stata la stessa Martelloni a denunciare la situazione, presentando un’interrogazione al sindaco e all’assessore alle Politiche Ambientali, oltre a un esposto al procuratore della Repubblica.
«Corriamo il pericolo di ritrovarci di fronte a una nuova bomba chimica che potrebbe creare un allarme di tipo sanitario e alimentare», ha spiegato l’esponente del centrodestra. Quelle stesse persone che hanno seminato durante la notte, distruggendo tutti i paletti e le barriere all’ingresso installate tre anni fa, potrebbero essere in procinto di provvedere alla mietitura. «Il quadro è preoccupante e l’amministrazione negli ultimi tre anni è rimasta inerte e in silenzio - ha continuato la Martelloni - nonostante un precedente di questa portata e la situazione molto delicata con cui dobbiamo convivere ogni giorno».
Formello, il cui territorio si sviluppa per il 72 per cento all’interno del parco di Veio, da tempo combatte con organizzazioni criminali dedite allo smaltimento dei rifiuti tossici. E, secondo un rapporto di Legambiente, la campagna circostante sarebbe tra le più devastate della regione per abusi edilizi e ambientali.

Nella hit parade di disagi e rischi per i cittadini ora entra anche il grano contaminato: un’emergenza che, se non sarà affrontata in maniera tempestiva e capillare, potrebbe estendersi ben oltre il paesaggio giallo e pericoloso del piccolo comune alle porte di Roma.

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