Il Grifone che vola quando va in rete

Il Grifone che vola quando va in rete

La mamma è torinese e di fede juventina. Ma quando Giovanni è venuto alla luce a Genova, il 22 settembre del 1963, il papà - vice presidente del Little Club Genoa - lo ha riconosciuto subito come un genoano doc, di quelli con il Dna rossoblù. E come poteva essere diversamente? Quello stesso giorno, era domenica, allo stadio di Marassi, nel corso della partita Genoa-Bari, si stava consumando la prima invasione di campo da parte dei tifosi del Grifone.
Il destino di Giovanni Porcella, «voce» del pallone di casa nostra anche nel prossimo campionato, era segnato. La sua sarebbe stata una vita da genoano, di quelli veri, quelli che anche nella sofferenza (calcistica naturalmente) non fanno che rafforzare l’incrollabile fede rossoblù. E oggi, dopo 45 anni, ora che il Genoa è il suo pane quotidiano alla mensa dell’informazione televisiva e non, eccolo ancora lì, pronto a mutare in maniera preoccupante la colorazione del viso (da grigioverde a rosso fuoco a seconda delle situazioni), ad arrochirsi la voce con un singulto o a surclassare il più urlatore dei telecronisti brasiliani.
Già l’urlo. Basta cliccare su «Google» alla voce Giovanni Porcella, per ritrovare il nostro giornalista tifoso, sia sul sito di Primocanale, televisione per la quale lavora dal 1998, e su «You Tube», a dare il meglio di sé, per ben due volte. L’ultima in occasione della partita Genoa-Napoli che nel giugno dell’anno scorso sancì il ritorno del Grifone in serie A. Al fichio finale dell’arbitro, Giovanni si è scatenato. «Genoa in A» ripetuto un’infinità di volte, un consolatorio «la maledetta sfiga è battuta», un rassicurante «arriviamo, arriviamo, arriviamo» e un canzonatorio «ciao Albinoleffe, ciao Licata...». «Lo so - dice oggi Porcella, fingendo l’equilibrio e la compostezza di uno al di sopra delle parti - con il Licata il Genoa non ha mai giocato in campionato, ma in Coppa Italia. Ma si sa, quel giorno ho anche straparlato...».
E l’altro urlo? «Quello risale al 2006, sempre al “Ferraris”, al gol di Lopez alla Salernitana, gara finita 2-1 per il Grifone. Erano i play off di serie C. Fu una cosa così, nata dal cuore. Temevo che il Genoa fosse finito. Mi dicevo: il prossimo anno andiamo al cinema altro che allo stadio e invece no. Ecco Lopez e il Vecchio Balordo si tira fuori, si riparte». E fu subito successo, sia del Genoa che comunque tirava un enorme sospiro di sollievo, che di Porcella. La sua gioia urlata al cielo, il suo smacciare tra i banchi della tribuna diventano un cult. L’urlo sarà la suoneria del telefonino per tantissimi genoani nei mesi a venire.
«Eppure io da piccolo, nonostante i miei trascorsi calcistici (ho giocato in porta nel Molassana, nel Little Club Genoa, nel Quintano) non volevo occuparmi di sport (leggi Genoa n.d.r), ma di politica. Il destino però ha deciso per me diversamente».
E allora eccolo prima al Corriere Mercantile, poi al Lavoro, poi a Bologna per Repubblica. Il tuttofare dell’informazione si focalizza sul calcio e sul Genoa proprio grazie al Giornale, per il quale instancabilmente collabora ancora oggi. Poi il salto a Primocanale, «a costruire un’informazione diversa, a svecchiare il mondo delle televisioni locali», dove oggi è il reuccio della compenente giornalistica e dei tifosi di fede rossoblù. «Il mio blog “GrifHouse”, la Casa del Grifone, con oltre diecimila messaggi in poco più di un anno, è tra i più cliccati in Liguria, forse al terzo posto, se si considera che il primo è quello di Beppe Grillo». A Primocanale c’è anche Maurizio Michieli, che sta dall’altra parte, quella sampdoriana. «Io e lui formiamo una coppia formidabile. Lui più freddo, distaccato, io più casinista e diretto». Con Michieli e gli altri dello staff, ora a Primocanale stanno preparando i palinsesti per la stagione e il campionato che verranno.
E i rapporti Porcella-Preziosi? «L’inizio è stato drammatico. Il presidente non si fidava di me. Pensava persino che fossi sampdoriano...

Poi, dopo “Gradinata Nord”, dopo essere stato ospite in trasmissione, si è ricreduto, ha capito che potevamo essere amici leali. E così è stato». Porcella si definisce curioso e pettegolo, per nulla arrendevole, polemico. Io aggiungo sanguigno e incazzoso, insomma genoano. E lo dico da sampdoriana: «Grazie di esistere».

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