"Gruppo armato in una scuola, rapiti 5 bambini" Ma il post è falso e in due rischiano il carcere

Lo scorso 25 agosto i due, un tutor di matematica e una speaker radiofonica hanno diffuso la notizia di una sparatoria in una scuola messicana scatenando il panico nella città. Ora rischiano 30 anni di carcere, ma si difendono: "Abbiamo solo riportato alcune voci"

"Gruppo armato in una scuola, rapiti 5 bambini" 
Ma il post è falso e in due rischiano il carcere

Veracruz - 140 caratteri, meno di quelli contenuti in un sms. Eppure possono bastare per rischiare 30 anni di prigione con l'accusa di terrorismo. E' successo in Messico dove due persone hanno diffuso su Twitter la notizia di una falsa sparatoria in una scuola di Veracruz.

Tutto è successo il 25 agosto, quando i due, il 48enne Gilberto Martinez Vera, tutor di matematica, e Maria de Jesus Bravo Pagola, speaker radiofonica, hanno cinguettato di un gruppo armato entrato nella scuola "Alfonso Arroyo", scatenando il panico. Tanti genitori si sono riversati per le strade temendo che i bambini in pericolo fossero i propri figli e creando il caos a Veracruz: 26 incidenti d'auto, ingorghi e gente che correva dappertutto. "Il panico generato dalla Guerra dei mondi di Orson Welles del 1938 è niente in confronto a quanto è accaduto qui", ha detto il segretario agli Interni dello Stato di Veracruz, Gerardo Buganza. Quel giorno tutti i numeri d'emergenza furono presi d'assalto e "le linee collassarono perché la gente era terrorizzata - continua Buganza - così il servizio non è stato più disponibile neanche per le emergenze reali".

I due ora si difendono dicendo che nei post non si trattava di notizie di prima mano perché si sono limitati a riferire quanto veniva comunicato loro da altri. Alcuni tweet sono stati ora cancellati e i profili non sono più aggiornati, ma quello che resta lascia pochi dubbi: "Un gruppo armato ha rapito cinque bambini. Panico totale"; "Mia cognata mi ha chiamato preoccupata, hanno rapito cinque bambini dalla scuola", recitano alcuni post di Martinez il 25 agosto. In realtà quel giorno non ci fu nessun rapimento, ma l'avvocato dell'uomo sostiene che i rumors della notizia si erano già diffusi e il suo cliente si è limitato solo a riferire quanto gli era stato detto a questo proposito.  

La notizia di una sparatoria in una scuola risultava credibile di per sé visto che nella settimana precedente proprio Veracruz e nel sobborgo di Boca del Rio si erano susseguiti vari scontri a fuoco fra trafficanti di droga, uno dei quali sulla strada principale della città. In un'altra sparatoria pochi giorni prima uomini armati avevano lanciato una granata davanti all'acquario della città uccidendo un turista e ferendo la moglie e i due figli.

Ora a difendere i due sono Amnesty International, e diversi gruppi per la difesa dei diritti umani, che chiedono il rilascio dei due messicani. "La mancanza di sicurezza crea un'atmosfera di sfiducia in cui i rumors che circolano sui social network sono parte degli sforzi della gente per proteggersi, visto che c'è pochissima informazione affidabile", scrive Amnesty in una nota. Il vero problema sembra comunque che il governo non riesce a porre un argine alle violenze dei cartelli della droga, né a informare i cittadini a questo proposito.

Se effettivamente i due venissero condannati, si tratterebbe della pena più grave mai assegnata per messaggi inviati su Twitter. Ad agosto due ventenni inglesi sono stati condannati a 4 anni di reclusione per aver incitato l'anno scorso il 27enne Paul Chambers ha dovuto pagare una multa di 385 sterline e 2mila sterline di spese processuali per aver minacciato su Twitter che se un aeroporto nel nord dell'Inghilterra non avrebbe riaperto in tempo per il suo volo, lui lo avrebbe fatto saltare in aria.

Sempre l'anno scorso, in Venezuela due persone sono state condannate per aver diffuso via Twitter false informazioni sul sistema bancario del Paese e per aver invitato la gente a ritirare i soldi dalle banche, e ora rischiano fra 9 e 11 anni di carcere. Nel 2009, infine, una donna cinese fu condannata a un anno in un campo di lavoro per aver postato un tweet satirico sul padiglione del Giappone all'Expo di Shanghai. 

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