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La guerra civile dei supereroi

La guerra civile dei supereroi

«Mi chiamo Peter Parker. L’uomo ragno sono io, da quando avevo quindici anni. Qualche domanda?». I flash vanno e vengono. La sala è affollata, il brusio dei giornalisti cresce d’intensità e diventa stupore, incredulo, roboante. La vecchia America dei supereroi non esiste più. Questa è una nuova era. Non è la prima volta che i fumetti della Marvel entrano nella storia degli umani e ne raccontano svolte e fantasmi. Era successo con il rumore bianco della Guerra Fredda, la grande paura del conflitto nucleare. Era successo con il Vietnam, con i quartieri devastati delle minoranze, con le battaglie per i diritti civili, con la deriva mutante della manipolazione genetica, con tutte le catastrofi e apocalissi di madre natura. E accade ora con Civil War, la saga sceneggiata da Mark Millar e disegnata da Steve McNiven (da marzo è in vendita anche in Italia grazie alla Panini Comics), che racconta la metamorfosi della libertà americana. Fino a che punto si può spingere il controllo dello Stato sui suoi cittadini? Èlecito limitare la libertà degli individui nel nome della sicurezza? Qualcuno dice che questo è il prezzo da pagare per non avere un altro 11 settembre. Altri, semplicemente, pensano che la libertà non ha prezzo.

La storia. Tutto comincia quando iNewWarriors, adolescenti post-umani un po’ troppo spavaldi, trovano fama in un reality show. Il loro obiettivo è dare la caccia, in diretta, a criminali in fuga. Ma commettono un errore, mentre cercano di acciuffare un supereroe latitante causano la morte di 612 abitanti di una cittadina del Connecticut. Sessanta sono bambini. È la tragedia di Stamford. Opinionisti, editorialisti, reporter, sociologi, massaie e tutto il popolo televisivo discute la «tragedia». I supereroi sono armi di distruzione di massa in forma umana? La risposta del governo di Washington è il SuperHero Registration Act, che consente di registrare le identità civili degli individui dotati di superpoteri. Bisogna schedare i superumani. La legge è chiara: chi non si registra è fuorilegge. È un criminale, un terrorista, un pericolo pubblico.

Non tutti sono d’accordo. La comunità superumana si divide. È la guerra civile. A guidare i fuorilegge c’è Capitan America. E a qualcuno questo può sembrare molto strano. L’uomo con lo scudo a stelle e strisce è un vecchio patriota. Nasce come fumetto durante la Seconda Guerra Mondiale. È il nemico dei nazisti. E negli anni del mondo diviso in due è il simbolo della potenza americana contro la minaccia sovietica. È tutto tranne che un ribelle. Non è un caso che Washington aveva pensato proprio a lui come leader della squadra governativa. Ma la risposta di Steve Rogers, la vera identità di Cap, è ilmanifesto dei vecchi conservatori americani, quelli che credono nella sacralità della Costituzione scritta più antica del mondo, quelli per cui i 10 emendamenti sono il baluardo di tutte le libertà, quelli che non hanno paura del terrore, che non vogliono corrompersi l’anima per vivere tranquilli. L’America di Capitan America è scritta nel marmo dei padri fondatori. Ecco perché risponde così: «Capisco che è in gioco la sicurezza nazionale, ma questa legge cancella la libertà degli individui. Nonmi arruolo ».

Toccherà a Iron Man guidare i governativi. Anthony «Tony» Stark, una laurea a Mit di Boston a soli 15 anni, eroe del Vietnam, torturato in Vietnam, con un cuore di ferro e un esoscheletro come corpo, non è un estremista. È convinto che i superumani debbano fare il possibile per integrarsi nella società, anche se questo rischia di limitare le scelte e l’autonomia dei singoli. Tra libertà e sicurezza lui sceglie la seconda. Iron Man fa parte degli illuminati, il team che per anni ha vigilato sulle azioni degli altri eroi restando sempre nell'ombra. Il gruppo è formato dal Professor X, da Dottor Strange, Mister Fantastic, Namor il Sub-Mariner, Iron Man e Freccia Nera. La scelta di appoggiare il governo ha rotto gli equilibri, lasciando solo Reed Richards, ovvero il Mister Fantastic, l’uomo di gomma, dei Fantastici Quattro, e Tony Stark a farne parte.

Ecco la guerra. Con Capitan America ci sono Devil, il mutante Wolverine, Tempesta e due dei Fantastick Four, la Torcia e Susan Storm, la donna invisibile, la moglie di Reed Richards. Le guerre civili spaccano le famiglie. Con Iron Man c’è appunto Mister Fantastic, Wonder Man, She-Hulk. La Cosa, il quarto dei quattro, e gli X-Men restano neutrali. E Spiderman? L’uomo ragno è a lungo indeciso. Ne parla con la rossa Mary Jane, scettica, e con zia May, favorevole. La vecchietta da anni desidera che il mondo riconosca quanto sia speciale il suo ragazzotto. Vince la zia. Peter Parker getta la maschera. Il direttore J. Jonah Jameson, sconvolto dalla notizia, intenta una causa milionaria contro il suo reporter e brinda alla scelta del governo di mettere all’indice quei delinquenti vestiti come idioti del carnevale. Peter sta con i legalisti.Mapoi ci ripensa. Ha visto le prigioni dove vengono rinchiusi i dissidenti. Ha visto la libertà calpestata. Ha visto il terrore. E cambia squadra. Per Iron Man è un traditore. Un uomo senza coscienza.Unragno senza fede. Ma come ama ripetere Spiderman «da grandi poteri derivano grandi responsabilità ». Questo vale per gli eroi e per i governi. L’America, e tutto l’Occidente, sono un mondo in bilico tra libertà e necessità, tra scelta e sicurezza.

Lo slogan di Civil War è questo: «Voi da che parte state?».

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