Paolo Scotti
da Roma
«Nellautunno del 1944, alletà di 25 anni, venni arrestata in Italia dalle SS, strappata dai miei due bambini e trascinata da un campo di prigionia allaltro, attraverso la desolazione del Terzo Reich devastato dalla guerra. Sopravvissi fino alla fine. Ma per altri quattro mesi non ebbi più notizie dei miei due figli, che avevano appena due e tre anni».
Sembra lincipit di un romanzo; ma, come spesso succede, è una storia vera più romanzesca di qualunque invenzione. La visse Fey von Hassell: agiata figlia dellambasciatore tedesco in Italia Ulrich e per alcuni anni spensierata ragazza divisa fra feste e mondanità. Fino al giorno in cui il padre, un prussiano tutto dun pezzo, volle porre fine alle azioni criminali del Führer e a covare una forte ostilità verso di lui. Il 20 luglio del 44 lambasciatore von Hassell partecipò allattentato contro Hitler guidato da Claus von Stauffenberg; ma, come tutti sanno, il Führer ne uscì miracolosamente illeso e la sua vendetta fu terribile. Tutti i congiurati vennero giustiziati e le loro famiglie perseguitate. Così le SS piombarono nella villa di Fey, che intanto si era sposata con litaliano Detalmo Pirzio-Biroli e a causa della guerra era sfollata presso Udine. Lei venne arrestata, separata dai suoi figli, trasferita da un lager allaltro, tormentata nel corpo ma ancor più nello spirito, per limpossibilità di sapere che fine avessero fatto i suoi «figli strappati». «È una storia vera. Ma soprattutto è una storia potente, di quelle che, secondo lo stile della fiction targata Rai, attraverso la grande storia racconta il passato e lidentità stessa del nostro Paese - considera Agostino Saccà, direttore Rai Fiction -. Così oggi, per noi, I figli strappati è come un gioiello di famiglia: ci puntiamo moltissimo e siamo convinti che appassionerà il pubblico».
Tratto dal libro che la von Hassell, sopravvissuta alla terribile avventura e infine ricongiunta, dopo mille peripezie, ai suoi due bambini, scrisse alla fine della guerra, I figli strappati è oggi una miniserie ricca di tensione e accoratezza, diretta da Massimo Spano su una sceneggiatura di Toscano e Marotta e in onda su Raiuno domani e lunedì in prima serata. «Nel girarla ho sofferto moltissimo - svela linterprete principale Antonia Liskova - sono madre anchio e soprattutto nelle scene in cui alla mia eroina vengono sottratti i figli, ho sofferto assieme a lei». Il dramma ha peraltro un lieto fine: liberata al termine del conflitto, riunitasi al marito, Fey si mise alla ricerca angosciosa dei figli in giro per tutta Europa in unaltalena di speranze e delusioni. Finalmente riuscì a trovarli in un orfanotrofio austriaco. «Ma non era ancora finita - racconta la Liskova - perché il più piccolo dei due non la riconosceva più. Superato anche questultimo trauma, la famiglia poté finalmente ricostruirsi una vita normale».
«I figli strappati, insomma, più ancora che un libro di storia, è un libro nella storia. Documento umano che aiuta a comprendere quanto avvenne in quegli anni cruciali e terribili». Così, nella prefazione del libro, scrive lex ministro Giuliano Vassalli. E non cè dubbio che la singolarità della miniserie Rai risieda anche nellinsolito punto di vista attraverso cui è offerto il racconto. Vittima della ferocia nazista, stavolta, è una donna tedesca; figlia essa stessa di un dignitario nazista. «Uno dei nostri principali vanti, non a caso, è quello di essere riusciti a vendere I figli strappati anche in Germania. Non solo: di avere ottenuto che venga proiettato nelle scuole tedesche».
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