Guerre, alleanze e consommé. Quando a tavola si fa la Storia

Guerre, alleanze e consommé. Quando a tavola si fa la Storia

A tavola si è fatta e disfatta la Storia. Si sono dichiarate guerre, si sono celebrate nozze di convenienza e alleanze dinastiche, si sono stipulati patti e altri sono stati spezzati, si sono strette amicizie tra regnanti e capi di Stato, e altre volte hanno fatto nascere antipatie personali destinate a sconvolgere i rapporti tra intere nazioni. Il 24 giugno 1935, anno XIII dell’Era fascista, all’albergo Excelsior di Roma si tenne una delicata colazione di lavoro tra Benito Mussolini e sir Robert Anthony Eden, alto diplomatico inglese alla Società delle nazioni: in ballo c’erano gli interessi italiani per l’Africa orientale. L’incontro doveva servire a normalizzare i difficili rapporti tra i commensali. Si risolse con una rottura definitiva: tre mesi dopo il Duce attaccò l’Etiopia, facendo scattare le sanzioni economiche contro l’Italia, molto caldeggiate dall’Inghilterra. Da quella famosa colazione, Eden fu visto uscire dalla sala da pranzo contrariato e rosso in volto. Chissà quanto contribuirono a rovinargli l’umore le parole di Mussolini e quanto invece il menù, conservato scrupolosamente da un cameriere dell’Excelsior. Quel giorno si serviva caviale, aragoste in bella vista, bianco di cappone alla luculliana, spuma di nocciola. La cantina offriva Orvieto secco e Spumante Gran riserva 1926.
Era andata meglio, sempre per stare nel campo delle relazioni diplomatiche tra Roma e Londra, nel 1903, quando re Vittorio Emanuele III di Savoia e la moglie Elena di Montenegro furono ospiti di Edoardo VII e della regina Alessandra, che ricambiavano l’accoglienza ricevuta pochi mesi prima, di passaggio in Italia durante un viaggio nel Mediterraneo. Il 18 novembre, nel castello di Windsor, nella contea del Berkshire, si svolse il pranzo ufficiale. Gli chef reali prepararono consommé Victor Emmanuell III e due piatti italiani: insalata di legumi e sella salata alla milanese. Il giorno dopo, fu la municipalità di Londra a offrire il pranzo, presentato da un menù bilingue: inglese e francese, senza l’italiano...
Aneddoti raccontati da uno speciale sull’ultimo numero della rivista Focus dedicato ai menù che hanno fatto la storia. La recente riedizione di un’opera insospettabilmente preziosa, La tavola e la cucina nei secoli XIV e XV (La Vita Felice) di Lorenzo Stecchetti, vissuto a cavallo tra Otto e Novecento, racconta invece nei dettagli il pranzo imbandito a Milano in un cortile del Palazzo dell’Arengo, il 15 giugno 1368, per festeggiare le nozze «strategiche» tra Lionello Plantageneto duca di Chiarenza, figlio di Edoardo II re di Inghilterra, e Violante Visconti, figlia di Galeazzo II e Bianca di Savoia. Quel giorno furono servite ben 18 portate, di pesce e di carne: beccacce alternate a storioni, anguille precedute da lepri, fagiani seguiti da lucci... Il tutto ricoperto da oro finissimo e condito con salse agliate da guastare lo stomaco a un rinoceronte. Gli invitati, tra i quali anche Francesco Petrarca, mangiarono tutto su un unico piatto, e senza forchette. Le cronache non ci dicono se gradirono. Di certo invece il duca Ercole II d’Este gustò il banchetto di Carnevale del 1536 preparato in suo onore da messer Girolamo Giglio, nell’opulenta Ferrara rinascimentale: piccioni alla lombarda con salsiccia gialla in verze e fagiani in pignatta all’Alemanna con persutto tagliato minuto in salsa reale. Per favorire la digestione, acqua zuccherata e uva fresca...
Pranzi e cene luculliane, in cui si mangia, si beve e si prendono decisioni che cambiano il corso degli eventi. Parigi, notte tra il 6 e il 7 luglio 1815: il principe di Talleyrand e Joseph Fouché, le due eminenze grigie di Francia, stanno cenando.

Fuori la città è in tumulto, Napoleone è stato sconfitto a Waterloo, l’Europa sta per essere «restaurata». Loro sono diversissimi, uno è un aristocratico, l’altro un rivoluzionario. Condividono solo l’opportunismo politico. E a cena si spartiscono le portate, e il potere.
La storia è servita.

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