Hanno un Raffaello senza saperlo

da Firenze

Un autoritratto di Raffaello Sanzio, raffigurato come un giovane santo soldato con la spada, è celato da secoli in Toscana, nelle Crete Senesi, in una cappella oggi di proprietà privata e, un tempo, chiesa conventuale dei Gesuati. Nell’affresco, che occupa tutta la parete di fondo dell’edificio, lo storico dell’arte fiorentino Divo Savelli ha identificato l’immagine del giovane Raffaello, che avrebbe lavorato in questa cappella agli inizi del Cinquecento, mentre si recava a lavorare nella biblioteca del duomo di Siena.
A confermare l’attribuzione al maestro c’è la scoperta, sul colletto del giovane santo guerriero, della firma celeberrima «Raph.v.», abbreviazione di «Raphael Urbinas» e cioè Raffaello da Urbino. Anche il San Paolo dipinto nell’affresco sarebbe di Raffaello, mentre il resto della pittura potrebbe essere attribuito al Pinturicchio e ai suoi allievi. Le vicende dell’affresco ignorato da cinque secoli saranno svelate da Divo Savelli oggi a Firenze, nell’auditorium dell’Ente Cassa di Risparmio. Finora le notizie dell’affresco della cappella dei Gesuati parlavano di un’opera di Giacomo Pacchiarotti, pittore senese della fine del XV secolo.
Nella parte centrale dell’affresco, in una nicchia sopra l’altare, sono raffigurati la Madonna con il Bambino (il piccolo Gesù tiene in mano un fico) e, ai lati, i santi Pietro e Paolo e i due santi titolari della chiesa. Una volta soppresso l’ordine dei Gesuati, alla fine del XVII secolo, tutto il convento senese passò ai privati. I locali del convento diventarono casa colonica, la chiesa annesso agricolo. Per secoli la chiesa fu chiusa al pubblico.

Ma, secondo Savelli, «il Pinturicchio e un giovanissimo Raffaello passarono più volte davanti a quella chiesa agli inizi del ’500 nei loro viaggi da Perugia a Siena per gli affreschi da eseguire nella Libreria Piccolomini del Duomo e i Gesuati erano noti protettori e committenti dei pittori umbri».

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