I castigatori della Samp in palcoscenico

Federico Berlingheri

Chissà se seguiranno la finale di Champions Leauge i tifosi del Doria... Probabilmente, come tutti gli appassionati di grande calcio, lo faranno, ma di certo, la sera del 17 maggio, non tiferanno per nessuno. Già, perché le due finaliste Barcellona ed Arsenal, che si affronteranno allo Stade de France di Parigi, nella quasi sessantenaria storia della Sampdoria, hanno giocato brutti e dolorosissimi scherzi ai colori blucerchiati.
Il primo lo giocarono gli azulgrana, il 10 di maggio del 1989, quando al Wandkorf Stadion di Berna, allenati da Johann Cruyff, batterono con un secco 2-0 la Samp di Vujadin Boskov in finale di Coppa delle Coppe. Quella sera, già orfani degli squalificati Vierchowod e Carboni, con Vialli e Cerezo affetti da noie muscolari, i blucerchiati dovettero inoltre fare a meno di Mannini dal 27' del primo tempo e di capitan Luca Pellegrini dopo cinque minuti dall'inizio della ripresa. Non ci fu praticamente storia: Julio Salinas e Luís López Rekarte, rispettivamente in apertura ed in chiusura di gara, portarono il Barça in trionfo. «Ragazzi, grazie lo stesso», ma la sconfitta fu dolorosa.
Tre anni dopo, però, quel maledetto 20 maggio 1992 fu ancora peggio. Wembley, il maestoso teatro di una possibile vendetta, si trasformò in un incubo. La finale, questa volta di Coppa dei Campioni, svanì nuovamente e il trofeo giunse in Catalogna. È vero che un irriconoscibile Luca Vialli sbagliò l'inverosimile ma anche l'arbitro, il tedesco Schmidhuber, ci mise del suo regalando al Barcellona, al 6' del secondo tempo supplementare, una punizione che si rivelò fatale: Ronald Koeman, il biondino olandese dal destro al fulmicotone, non lasciò scampo a Pagliuca e decretò, oltre alla fine dei sogni di gloria dei 27mila doriani giunti in Inghilterra (e di tutti quelli davanti al televisore), il concludersi di un ciclo memorabile.
Via Boskov, Vialli, Pari e Cerezo; arrivò Sven Göran Eriksson e con lo svedese in panchina, nella stagione 1994-95, ci pensò l'Arsenal a fare la festa a Mancini e compagni in semifinale di Coppa delle Coppe. L'andata ad Highbury terminò 3-2: alla doppietta iniziale del pennellone Steve Bould e al sigillo di uno sgusciante Ian Wright rispose un'altra doppietta, quella di uno strepitoso Vladimir Jugovic che permise al clan blucerchiato di guardare al ritorno del Ferraris con maggior ottimismo. E difatti, il 20 aprile 1995, davanti ai 40mila di un Marassi stracolmo, un pallonetto di Roberto Mancini al quarto d'ora superò il baffuto numero uno inglese David Seaman siglando l'1-0 e alimentando il sogno della quinta finale europea in sette anni. Ancora Wright, però, pareggiò i conti nella ripresa e gelò lo stadio fino a quando Eriksson lanciò nella mischia il giovane Claudio Bellucci in luogo di un acciaccato Riccardo Ferri. L'attaccante romano, allora non ancora ventenne, siglò in due minuti una tanto incredibile quanto memorabile doppietta e portò la Samp addirittura sul 3-1. La Sud era in visibilio, la finale del Parc des Princes di Parigi alle porte. Ma, a due minuti dal termine, una beffarda punizione mancina di un altro biondino, lo svedese Schwarz, trafisse uno Zenga certo non esente da colpe e, visto il ripetersi del risultato dell'andata, mandò tutti agli extra-time. Questi si conclusero con un nulla di fatto: rigori. E sotto la Sud, Seaman la fece da padrone neutralizzando le conclusioni di Mihajlovic, Jugovic e Lombardo, costringendo il Doria alla resa e trascinando i Gunners in finale.


«Adieu Paris» allo stesso modo in cui si disse addio alla Coppa Coppe '89 e la Coppa Campioni '92: delusione e rabbia, lacrime e rimpianti. Ecco perché, fra Barcellona ed Arsenal, per i doriani sarà difficile tifare per qualcuno.

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