«I centristi con Di Pietro? È una mossa incredibile»

RomaSe qualcuno parla di Comitato di liberazione contro il tiranno Silvio Berlusconi, alla fine «qualche imbecille» crede veramente che il premier sia un despota e si comporta di conseguenza. Il sottosegretario alla presidenza Carlo Giovanardi non potrebbe essere più distante dal suo ex partito, l’Udc di Pier Ferdinando Casini che propone un’alleanza contro la maggioranza e scende a patti persino con Di Pietro.
Perché ha parlato di tradimento di Casini?
«Nell’atto costitutivo dell’Udc, scritto quando siamo nati nel 2002 per la confluenza di Ccd, Cdu e Democrazia europea, dicevamo che prendeva il via un partito di centrodestra che si collocava nell’area dell’allora Casa della libertà. Una posizione politica precisa e determinata».
Non si può cambiare idea?
«Dall’atto costitutivo ci sono stati congressi e fino all’ultimo Casini si è sbracciato per dire che nulla cambiava. Salvo poi, senza un congresso e senza consultare nessuno, mutare totalmente linea e schieramento».
Parla quasi come se facesse ancora parte dell’Udc.
«Non posso non ricordare che noi eravamo nati nel ’94 come Ccd proprio contestando a Martinazzoli, Bindi e all’allora sinistra Dc di non avere fatto alleanza con il centrodestra. Casini ha rinnegato totalmente quello che ha detto e fatto dal ’94 fino al 2006».
Verrebbe da dire che è nel Dna dei centristi...
«Il presupposto sul quale eravamo nati era lavorare per un bipolarismo di tipo europeo. Avevamo escluso il trasformismo e le alleanze con gli avversari».
Lei pensa che gli elettori puniranno l’Udc?
«Qui c’è un grande equivoco, anche da parte di tanti colleghi del Popolo della libertà, convinti che Casini perderà la metà dei voti».
E non è così?
«No. Quei voti li ha già persi. Un recente studio sui flussi elettorali ha dimostrato che quando noi siamo entrati nel Pdl ci siamo portati dietro 70 elettori su 100».
Allora perché l’Udc guadagna voti?
«È molto semplice. Hanno nuovi consensi che vengono dalla Margherita e dal Partito democratico. E questo spiega anche le mosse di Casini. Non avendo più spazi nel centrodestra e avendo un elettorato prevalentemente di centrosinistra, spera di diventare il candidato alla presidenza del Consiglio. E per farlo cerca anche il consenso di Italia dei valori. Ha fatto appello ad Antonio Di Pietro per salvare l’Italia».
Non crede possa essere una mossa azzeccata?
«Io lo considero incredibile. Casini è stato presidente della Camera, segretario di un partito del centrodestra che aveva ministri nei primi due governi Berlusconi. Nel centrodestra ci possono anche essere problemi, ma da qui a inventarsi un Comitato di liberazione nazionale contro lo schieramento di cui ha fatto parte ce ne corre».
Però una spiegazione l’ha data lei: Casini vuole diventare il candidato del centrosinistra.
«L’alleanza contro Berlusconi è un alibi per permettersi, intanto, di allearsi con la sinistra alle regionali e poi per prepararsi il terreno per fare la stessa operazione di Prodi nel 1996 e nel 2001. Diventare il candidato cattolico della sinistra. Tutto sommato è un calcolo che ha un fondamento; gli può riuscire. Il vero problema è, se mai dovesse riuscire, come si può governare il paese con una maggioranza che contiene tutto e il contrario di tutto?».
Di Pietro prima non faceva parte degli interlocutori di Casini. Ora sì. Come giudica questa scelta?
«Se c’è una persona che ha disprezzo per la democrazia e ha cinicamente contribuito a distruggere i gloriosi partiti democratici di questo Paese, è proprio Di Pietro».
Cosa significa, dal punto di vista della politica, l’aggressione a Berlusconi?
«Moro ammazzato dalla Br, Craxi morto in esilio, Forlani, Gava e altri in galera o processati; Andreotti salvo per miracolo.

Quello che dice Berlusconi è vero: ogni volta che i moderati italiani si sono dati dei leader si è sempre scatenata una canea per eliminarli come criminali, grazie a campagne diffamatorie e linciaggi giudiziari».
L’aggressore è figlio di questo clima?
«Se si parla di Cln per salvare l’Italia è chiaro che qualche imbecille alla fine crede alla storia del tiranno e si senta in dovere di fare qualcosa».

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