«Dica pure ai sindacati che se anche lavoriamo un giorno di festa, non succede proprio niente. Anzi, è solo un bene. E poi, diciamolo: siamo solo noi in Italia a fare storie. In qualsiasi altra città dEuropa non ci sono questi problemi: è sempre tutto aperto, 24 ore su 24». Chiamateli stakanovisti, lavoratori indefessi pronti a tutto, a dimenticarsi orari e a cancellare dal calendario anche le date segnate in rosso. Fatto sta che per moltissimi commercianti, tenere aperti i negozi il 25 aprile - così come è stato deciso dal Comune - è soltanto unoccasione in più. Nulla a che vedere con le polemiche di questi giorni che hanno tacciato lamministrazione di averne disconosciuto il valore simbolico. «È una decisione che va incontro alla città e ai commercianti - dice Alberto Rizzo, responsabile del negozio Baldinini in via Montenapoleone -. Milano sta cercando di diventare importante in vista dellExpo. E allora, il percorso per arrivare fino al 2015 deve creare condizioni per essere attraente». E poi perché tenere le serrande abbassate proprio nel sabato del Salone del Mobile, la Fiera che porta più turisti di tutte? «Si sa che a Milano si lavora tantissimo in quella settimana. La scelta del Comune mi pare vada incontro al buon senso». Specialmente in un momento di crisi come questo che sta dimezzando il fatturato degli incassi.
Certo, poi ci sono anche quelli che non avrebbero mai voluto lavorare in un giorno di festa. A maggior ragione se si tratta del 25 aprile. «Per me è sacro, specialmente per il suo significato simbolico - racconta Maria da un negozio in corso Buenos Aires -. Ma ormai non interessa più a nessuno della festa della liberazione». Il Comune insomma gioca sul fatto che è un sabato festivo, che cè il Salone e ci saranno i turisti e il resto passa tutto il secondo piano. «Abbiamo lottato tanto per avere questi riconoscimenti. E adesso si sta perdendo il senso della festa che vuol dire anche stare insieme alla propria famiglia», aggiunge Monica commessa in corso Vittorio Emanuele.
Ma lassessore alle attività produttive Giovanni Terzi lo ripete ancora una volta: «Non cè nessun intento di lesa maestà. Né vuol essere una scelta irriverente verso qualcuno. È soltanto unopportunità per andare incontro alle richieste dei commercianti». Che sono state tante e hanno espresso esplicitamente la volontà di rimanere aperti anche sabato prossimo. E una corretta amministrazione deve essere in grado di seguire i bisogni e capire i momenti di criticità della propria città.
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