Continuano a non tornare i conti pubblici della Grecia. Il deficit pubblico di Atene, in base ai dati diffusi ieri da Eurostat, è salito nel 2010 al 10,5% del Pil, sforando così le stime del governo Papandreou che lo davano al 9,4%. Lo scarto è attribuito dal ministero delle Finanze George Papaconstantinou a una recessione più profonda del previsto, che ha avuto ripercussioni sulle entrate fiscali e sui contributi previdenziali.
In ogni caso, unaltra cattiva notizia per il Paese ellenico, sempre al centro di voci che ipotizzano la ristrutturazione del debito a breve, mentre cresce lattesa per i dettagli del nuovo piano di sacrifici che dovrebbero essere resi noti entro questa settimana. Tra gli obiettivi, anche un aumento del gettito fiscale di 3,5 miliardi di euro, o del 1,5% del prodotto interno lordo (pil), una cifra che si intende recuperare anche attraverso la lotta allevasione.
«Non cè nessun dubbio - ha detto sempre ieri il portavoce del commissario Ue agli Affari economici e monetari, Olli Rehn - da parte della Commissione sulla volontà del governo greco di mettere in atto il programma» di riforme e di risanamento dei conti pubblici. Intanto, però, i rendimenti dei «Sirtaki-bond» continuano a salire: il titolo decennale ha superato la soglia del 15%, mentre quello del due anni oramai viaggia sul 23,65%. Nel frattempo il cds, ovvero lassicurazione contro il rischio default, del titolo di debito a cinque anni è schizzato a 1.340 punti base (+37 punti sulla vigilia).
La revisione al rialzo del disavanzo ellenico arriva nel momento in cui nellEurozona si registra invece un miglioramento dei bilanci, con il deficit sceso al 6% del Pil dal 6,3% del 2009. LItalia è sotto la media: 4,6% contro il 5,9% di un anno prima.
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