I dipietristi provano a scaricare il Pd per governare Tursi

I dipietristi provano a scaricare il Pd per governare Tursi

(...) è quanto non si fatica a percepire in casa dipietrista, al di là dei soliti distinguo in politichese, in occasione della visita pastorale in Liguria di due pezzi da novanta del partito, l’onorevole Ivan Rota, responsabile nazionale dell’organizzazione, e l’onorevole Ignazio Messina, responsabile nazionale enti locali. I quali pare vogliano risvegliare, anche nel capoluogo della Liguria, l’orgoglio originario del partito-movimento, proclamando coerenza nei confronti dei partner di governo locale, ma pretendendo altrettanta coerenza anche da loro.
Certo, i numeri dell’Idv non son fatti per puntare troppo i piedi al tavolo delle trattative, e meno ancora per batter i pugni sullo stesso tavolo. Ma quando Paladini - deputato molto presente in parlamento, che però ha mantenuto un forte radicamento con il territorio di elezione - conferma il netto dissenso dalle «primarie di coalizione» chieste dal sindaco Marta Vincenzi e si dice disponibile ad assumere responsabilità di guida dell’amministrazione di Tursi, mostra di voler fare un bel passo avanti rispetto alla (vera o presunta) sudditanza di Italia dei valori nei confronti del Partito democratico. Senza contare che sostenere adesso: «Marta Vincenzi non ha fatto male, ma noi misureremo in questo ultimo anno di ciclo amministrativo la bontà complessiva dell’operato dell’amministrazione genovese, e soprattutto giudicheremo il programma di coalizione per il futuro» - parole testuali di Paladini - pare proprio indirizzare un messaggio forte e chiaro alla sindaco, ma soprattutto al partito che la dovrebbe sostenere e, magari, sarebbe tanto felice di scaricarla.
Di più: Paladini, Rota e Messina all’unisono ribadiscono che «Idv vuole lanciare la sfida alla coalizione, con l’obiettivo di riconoscersi nel campo del centrosinistra, ma valutando comunque caso per caso, Comune per Comune». Per Savona, che va alle urne questa primavera, i giochi (cioè, gli accordi col Pd) dovrebbero essere fatti, ma per Genova, «sesta città d’Italia, e punto di riferimento importante anche in chiave nazionale», la scelta è ancora tutta da decidere. Anche perché non si ripetano più i «casi» come quello di Marylin Fusco, assessore e vicepresidente della giunta regionale, che è stata brutalmente sconfessata dal Pd al momento di far approvare il «suo» Piano casa. Non a caso, sia lei, Marylin Fusco, sia Nicolò Scialfa, che hanno vissuto masticando amaro e con parecchio imbarazzo la recente vicenda in Regione, annuivano significativamente ieri mattina, nella sede di Idv in via Venti, quando Paladini e i due big nazionali del partito mettevano le mani avanti per non dare per scontato il futuro a braccetto con i «democratici» e proclamavano: «Basta beghe con gli alleati! A volte c’è la sensazione che i nostri amministratori liguri diano fastidio». In questo quadro, a giudizio di Italia dei valori, anche i tre referendum promossi dal partito - su legittimo impedimento, nucleare e difesa dell’acqua pubblica - costituiranno un test ulteriore per misurare la «famosa» coerenza con gli alleati reali o virtuali.


Insomma, guardando al 2012: l’unità d’intenti a sinistra è a dir poco problematica. Condizione ideale per aprire le porte di Palazzo Tursi al centrodestra. A meno che, naturalmente, il centrodestra non continui a fare autogol su autogol come nei Municipi.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica