I dubbi di monsignor Maggiolini «Io le esequie le avrei celebrate»

Il vescovo emerito di Como: «Welby nel momento finale si è affidato a Dio, forse rendendosi conto di aver sbagliato. Questa sua invocazione riscatta tutta una vita»

da Roma
«Rispetto la decisione del Vicariato di Roma. Soltanto mi chiedo: se davvero Piergiorgio Welby, prima di morire, si è affidato alla misericordia di Dio, non poteva essere questa invocazione un motivo per concedere i funerali?». Alessandro Maggiolini, vescovo emerito di Como (il suo successore, Diego Coletti, entrerà in diocesi fra qualche settimana), parla con un filo di voce dall’ospedale, dov’è ricoverato per una broncopolmonite. Maggiolini è stato l’unico italiano a partecipare alla redazione del nuovo Catechismo della Chiesa cattolica, pubblicato nel 1992. In quel testo si trovano gli articoli citati nel comunicato del Vicariato: «L’eutanasia volontaria, qualunque ne siano le forme e i motivi, costituisce un omicidio. È gravemente contraria alla dignità della persona umana e al rispetto del Dio vivente, suo Creatore» (2324); «Il suicidio è gravemente contrario alla giustizia, alla speranza e alla carità. È proibito dal quinto comandamento» (2325).
«Non intendo certo mettere in discussione la decisione del Vicariato – spiega il vescovo – mi sono soltanto chiesto come avrei agito io». E come avrebbe agito Maggiolini? «Tenendo conto che in questa vicenda i radicali, che sono dichiaratamente atei, hanno giocato un ruolo decisivo, ma tenendo anche conto del fatto che nel momento finale Welby si è affidato a Dio, avrei fatto celebrare due funerali. Uno laico con la bara vuota, magari avvolta dal tricolore, ma vuota, per la cerimonia dei radicali. E un’altra, religiosa, in presenza del corpo del defunto, magari lontano dalle telecamere. Mi sembra – aggiunge il vescovo – che quell’affidamento finale alla misericordia di Dio, così come è stato riportato dai giornali, stia a significare che nell’ultimo istante Welby si è forse reso conto di aver sbagliato, di aver sbagliato tutto. Se così fosse, se davvero c’è stato questo affidamento, allora non si è trattato di un suicidio. Un’invocazione così al Signore, anche se fatta nell’ultimo istante, riscatta tutta una vita».


«In ogni caso, al di là delle polemiche sui funerali, mi sembra che questo pensiero finale rivolto a Dio rappresenti per noi credenti un motivo ulteriore di speranza. La Chiesa affida alla misericordia divina Piergiorgio Welby, e prega per lui».

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