Manila Alfano
Vogliono la verità. Ora che hanno perso Kiko, i Fürstenberg vogliono sapere esattamente cosa sia successo a Bangkok, dallinizio, quando è stato portato in quella maledetta prigione, a quando, una settimana dopo, è morto in un letto dospedale per una misteriosa crisi, un paio dore dopo essere stato trasportato durgenza dal carcere. «Dal carcere ci hanno chiamato imbarazzati - spiega Hubertus, il fratello minore - e chissà se sapremo mai la verità». Vogliono una spiegazione, perché la drammatica fine del principe Christoff Hohenlohe per il momento resta solo il mistero e linspiegabile durezza con cui è stato punito un gesto un po avventato e ingenuo. La colpa del principe era stata quella di aver alterato il visto scaduto con una penna. Tutto quello che voleva il figlio di Ira von Fürstenberg era tornare a casa. Probabilmente conosceva i tempi della burocrazia locale e non aveva nessuna voglia di trascinarsi in lunghe discussioni allufficio immigrazione di Bangkok. Scrivere sopra la data di scadenza 6 agosto gli era sembrata lalternativa più rapida. Ma si sbagliava. Al controllo la polizia ha subito notato quel falso e non ha perdonato. Lo hanno arrestato, interrogato, perquisito e portato in un posto di polizia dove è rimasto due giorni. Ha tentato di spiegare, rassicurare che non voleva commettere alcun reato ma solo andarsene dalla Thailandia. Dopo 48 ore il giudice ha confermato larresto e martedì allalba lha mandato in carcere. Venerdì sera era riuscito a vedere la madre grazie allintervento dellambasciata. «Era disperato, sotto choc per quello che era successo. Si sentiva umiliato. Mi ha detto che là dentro si moriva di caldo, cera puzza, che erano in quaranta in una cella, dormivano per terra, senza letti. Gli ho portato da bere e da mangiare perché in quei posti non cè niente. Era tutto così disumano», racconta disperata la madre, Ira, lultima ad essere riuscita a parlare con lui.
Nessuno riesce a capacitarsi della fine di Kiko, partito a metà luglio per Bangkok con lunico desiderio di perdere quei chili di troppo che ultimamente lo ossessionavano. Un ricovero durato 15 giorni in un centro di benessere specializzato. «In effetti lultima volta che lho visto era ingrassato in maniera spropositata» - racconta il principe Carlo Giovannelli, amico della famiglia, presente il momento in cui Ira ricevette la telefonata che la costrinse a partire immediatamente per Bangkok -. Forse era debilitato per la dieta che aveva seguito, forse, visto che era ingrassato, soffriva di qualche disfunzione matabolica. Ma una cosa è certa: sono bastati 4-5 giorni di quel carcere per farlo uscire morto». Oltre al dolore indescrivibile di una madre che perde il proprio figlio Ira prova una grande rabbia per ciò che è successo.
«Ha pagato un prezzo incredibile, invece di comprarsi un altro visto ha cambiato la data a quello che aveva, da lì loro hanno fatto una storia sostenendo che si trattava di un crimine rilevante e lo hanno messo in prigione. È chiaro che non ci sta unoffesa così grande per finire così male. Non hanno avuto un briciolo di pietà», commenta il fratello Hubertus.
La famiglia aveva pagato anche una cauzione, prima seimila dollari, poi cinquemila euro, senza però ottenere la scarcerazione. «La causa della morte non ce lhanno comunicata - prosegue il fratello - ci hanno detto di tutto, un attacco cardiaco, uninfezione al polmone, una crisi diabetica».
Lambasciata italiana a Bangkok ha fornito assistenza legale alla famiglia Fürstenberg subito dopo la notizia dellarresto, ma non ha potuto fare di più: il figlio di Ira era infatti cittadino del Liechtenstein e la vicenda ora è seguita dallambasciata Svizzera.
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