da Milano
Ha solo 35 anni, è già primario di pediatria a Londra, ma è soprattutto lo scienziato che ha scoperto le staminali nel liquido amniotico. Potrebbe essere luomo dellanno appena iniziato, Paolo De Coppi, una persona schiva e gentile che sembra quasi sorpreso dal clamore che ha avuto in tutto il mondo la sua scoperta. «Non vedo lora si plachi, non sono abituato - protesta bonariamente -. È tutto il giorno che ricevo telefonate e io ho dei pazienti da seguire». De Coppi, una moglie e due figlie che vivono a Londra con lui, non si ferma mai. E anche sulla sua scoperta scientifica ammette che cè tanto lavoro ancora da fare.
Quando potremmo vedere le applicazioni pratiche?
«Molto dipende dalla volontà di raggiungere in fretta lobiettivo. Speriamo che tanti ricercatori si interessino a questa scoperta e che si devolvano molti fondi. Però serviranno altri 5-6 anni per la sperimentazione sulluomo e per lutilizzo in modo routinario».
Per cosa vorrebbe utilizzare le cellule staminali del liquido amniotico?
«Sogno di correggere le malformazioni congenite».
Il Vaticano plaude alla sua scoperta, glielo hanno detto?
«No, ancora no, e questo mi rallegra molto. Io sono un cattolico praticante e questavventura è iniziata per problemi etici, la mia scelta personale è stata quella di non lavorare con le cellule embrionali».
Quanto sono sicure queste cellule amniotiche?
«Dal punto di vista terapeutico sono migliori delle embrionali: una volta iniettate in un animale non cè stata formazione di tumori».
È rischiosa la procedura di prelievo?
«Ogni procedura è legata a un rischio, però lamniocentesi è accettata dalla comunità scientifica. In futuro si potrebbe arrivare al prelievo al termine della gravidanza, quando il feto è nato».
Lei vuole tornare in Italia?
«Certo, Padova è la mia città e lì cè parte del mio laboratorio. In pratica il lavoro si svolge tra America, Italia e Londra».
È vero che negli Usa hanno cercato di boicottarla?
«Parte della comunità scientifica vedeva con preoccupazione questo studio perché temeva che sottraesse fondi allo studio delle cellule embrionali. Erano stati fatti commenti discutibili e senza queste battute darresto il lavoro sarebbe stato pubblicato molto tempo prima».
In America però le hanno lasciato carta bianca.
«È vero, mi ritengo molto fortunato rispetto ad altri giovani che portano avanti ricerche importanti con difficoltà. In Italia comunque ho ricevuto fondi dallAssociazione per la lotta contro le leucemie e dalla Fondazione Città della Speranza».
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