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I finanziamenti Atlantis al finiano Proietti

Dall’indagine di Tivoli in arrivo l’informativa su 120mila euro a un’associazione del paese "regno" del deputato Fli

I finanziamenti Atlantis  al finiano Proietti

Corallo, Fini e i finiani. Anzi, «il» finiamo per eccellenza, che poi è il braccio destro (e sinistro) del presidente della Camera, l’onorevole del Fli Francesco Proietti Cosimi, detto «Checchino». L’interrogativo sul quale si arrovellano da mesi gli inquirenti di Tivoli sfiora proprio Checchino, che a detta dell’ex sindaco di Subiaco, Pierluigi Angelucci, attraverso la sua persona avrebbe intascato un cospicuo finanziamento dal gruppo Atlantis-Bplus di Corallo, il colosso mondiale delle slot machine che compare nell’affaire immobiliare Fini-Tulliani a Montecarlo, nelle presunte «pressioni» esercitate dallo stesso Checchino nel 2006 per il rinnovo delle concessioni coi Monopoli di Stato, nell’inchiesta sul banchiere della Bpm Ponzellini indagato per associazione a delinquere. Proietti, come vedremo, nega tutto. L’interrogativo che angustia gli inquirenti è il seguente. Perché una holding finanziaria che fattura miliardi, con base nelle Antille olandesi e con interessi nei casinò e nel gioco d’azzardo sente il bisogno di finanziare una rassegna gospel (peraltro mai realizzata) in Ciociaria attraverso la misconosciuta associazione culturale dei «monti Simbruini» che ha il suo conto corrente in un piccolo sportello di Subiaco, città dove Proietti è nato, s’è fatto le ossa alla pompa di benzina del padre, è diventato segretario cittadino del Msi e consigliere comunale prima di finire a fare il portaborse di Gianfranco Fini? Non ha senso. Eppure molti indizi portano a pensarla così, tant’è che l’inchiesta della procura di Tivoli sul «finanziamento sospetto» da 120mila euro nata dalla precisa ricostruzione del settimanale Panorama, sarebbe prossima alla svolta. L’informativa conclusiva sui riscontri effettuati dalla polizia giudiziaria è attesa a giorni dal procuratore capo Luigi De Ficchy, e solo a quel punto si potranno formalizzare le ipotesi di reato per poi procedere a tutta una serie di ulteriori attività istruttorie. Il supertestimone Angelucci, contattato dal Giornale, si dice pronto a confessarsi con i pm: «La procura di Tivoli va avanti negli accertamenti ma io non sono stato ancora chiamato. Quando mi convocheranno per l’interrogatorio non avrò difficoltà a confermare tutto, senza problemi. Dirò come sono andate esattamente le cose». Come andarono davvero se lo sono chiesti anche i consiglieri comunali del Pd promotori di una durissima mozione di sfiducia, poi superata dalla sconfitta di Angelucci alle amministrative. Carte alla mano, l’ex sindaco l’ha raccontata così dopo che l’Ufficio Cambi aveva segnalato un’operazione sospetta all’agenzia di Subiaco del Credito Cooperativo di Santa Felicita Martire di Affile. Sul conto 01-11304-03 dell’associazione presieduta da Angelucci transita un bonifico di 120mila euro proveniente dall’Atalantis World Group. La causale si rifà alla sponsorizzazione di una rassegna gospel, che mai vedrà la luce. E allora? Che roba è? L’ex sindaco, componente dell’associazione culturale, sa certamente qualcosa poiché è lui a fare i prelievi. In più tranches. A Panorama l’uomo di fiducia di Proietti racconterà che nemmeno sapeva cos’era Atlantis, che l’operazione gli venne commissionata dall’attuale deputato del Fli e che la consegna del denaro avvenne a casa e nell’ufficio di Proietti al partito, in via della Scrofa, Roma. Aggiunse che per sé non aveva trattenuto un euro, se non gli 800 previsti per la commissione e per il disturbo. Poi specificò che la fattura ad Atlantis del 24 febbraio per imprecisate attività canore e pirotecniche l’aveva falsificata con l’aiuto di un commercialista per giustificare l’arrivo del bonifico. Proietti Cosimi ha sempre negato collegamenti con Atlantis. Di quei soldi non sa nulla. Con l’associazione non c’entra nulla. E nulla sa di quel che riferisce Angelucci sul conto in banca. Eppure un link diretto Subiaco-Proietti-Atlantis gli inquirenti potrebbero averlo rinvenuto nella società, poi fallita, della figlia del deputato finiano, già oggetto di un procedimento penale presso la procura di Roma. La «Keis comunicazione» infatti avrebbe intestato all’Atlantis fatture da decine e decine di migliaia di euro per concerti pop e festival, e stando alle carte consultate da Panorama il flusso di soldi dall’Atlantis «al segretario di Fini o a società a lui riferibili» ammonterebbe in totale a 600mila euro.

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