Un ultimatum nato dalla paura e della tensione, un allarme cresciuto e ingrossatosi sul filo delle angoscianti comunicazioni telefoniche tra due marinai italiani ostaggi dei pirati e i loro parenti. Tutto inizia giovedì sera quando Vincenzo Montella e Giovanni Vollaro ottengono dai loro guardiani il permesso di chiamare le loro famiglie a Torre del Greco. I due marinai, prigionieri assieme ad altri otto italiani, cinque romeni e un croato, parlano con genitori, mogli e fidanzate trasmettendo lansia per quelle trattative prolungate, per lancora incerta e difficile soluzione del caso. Ventiquattrore dopo le paure dei due marinai assumono, nei racconti riferiti dai genitori, la dimensione di uninquietante ingiunzione scattata ieri e destinata, in mancanza di una svolta nella trattativa a concludersi già domani con luccisione dei sedici ostaggi.
«Convinceteli a trattare o vi uccidiamo tutti». Questo avrebbero detto i pirati ai marinai prigionieri prima di concedere loro luso del telefono satellitare di bordo. Così almeno i padri di Vincenzo Montella e Giovanni Vollaro interpretano, giovedì sera, il racconto dei loro figli. Le minacciose richieste non vengono confermate o avvalorate né dalla Farnesina, né dai vertici della Micoperi, la compagnia armatrice del Buccaneer, né dalle autorità del Puntland, la regione autonoma del nord della Somalia dove è ormeggiato il rimorchiatore dalto mare catturato l11 aprile.
Le smentite non bastano a tranquillizzare le preoccupate famiglie di Torre del Greco. Mariarca, compagna di Gianni Vollaro, e Francesca, moglie di Vincenzo Voltella, fanno fronte comune chiedendo un immediato intervento dellesecutivo e del premier. «Chiediamo il massimo interessamento del governo, Berlusconi deve fare tutti i passi possibili per giungere alla liberazione degli ostaggi in mano ai pirati somali». Nellappello le due donne ricordano il ragazzino di 6 anni che attende a casa Vollaro e i due bimbi ancor più giovani figli di Vincenzo Montella. «I nostri figli - dicono le donne - sono in forte apprensione. Abbiamo provato a scacciare langoscia e a dimostrarci normali, ma loro capiscono che la nostra vita dopo l11 aprile è cambiata».
Il primo ad attribuire alleccessiva tensione psicologica la diffusione di quellallarme è Claudio Bartolotti, presidente della Micoperi la società armatrice del rimorchiatore battente bandiera italiana. «Se i pirati avessero lanciato veramente un ultimatum di settantadue ore noi dovremmo essere i primi saperlo - spiega Bartolotti - giovedì mattina ho parlato personalmente con lufficiale di bordo e la situazione sembrava tranquilla, tanto che nella serata di ieri tutti i membri dellequipaggio hanno potuto chiamare le loro famiglie. La notizia dellultimatum è stata riferita solo da due o tre familiari, mentre gli altri non hanno fatto nessun riferimento alla scadenza di 72 ore. Capisco il momento sicuramente delicato e linquietudine dei parenti - continua larmatore - ma la Farnesina sta facendo tutto il possibile e anche ognuno di noi, per quanto emotivamente coinvolto, deve fare la sua parte. Tuttavia posso dire che, in casi del genere, le trattative con i pirati non si risolvono mai in breve tempo. Stiamo cercando di ripristinare un nuovo contatto telefonico, ma al momento abbiamo problemi con le linee» .
Mercoledì il ministro degli Esteri Franco Frattini aveva riferito alla Camera di trattative a tutto campo attraverso il primo ministro somalo e le autorità della regione autonoma del Puntland. Gli intermediari, secondo il ministro, «si sono adoperati per aprire canali di comunicazione con i sequestratori che potrebbero rivelarsi utili per smussare le posizioni più rigide allinterno delle fazioni responsabili del sequestro».
Ieri, dopo aver ridimensionato lallarme ultimatum la Farnesina ha annunciato la partenza per la Somalia, dellinviato per le emergenze umanitarie Margherita Boniver . La missione, voluta da Frattini, punta ad accelerare le trattative per la liberazione del Buccaneer e del suo equipaggio.
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