I medici: «Ciccio e Tore morti per un incidente»

Il perito: «In 40 anni di professione non ho mai visto niente di simile»

I medici: «Ciccio e Tore morti per un incidente»

da Gravina in Puglia (Bari)

Quando si è calato là sotto per soccorrere il fratello, non ha perso tempo: lo ha spostato, ha trascinato Ciccio al centro di quella cisterna buia e melmosa, gli ha slacciato i vestiti, gli ha tolto le scarpe mettendole da parte, ha fatto il possibile per aiutarlo ed è rimasto accanto a lui, morto dissanguato dopo qualche ora. Tore invece è sopravissuto per almeno tre, forse quattro giorni: ha tentato in qualche modo di risalire, e quando ha capito che non c’era niente da fare si è lasciato andare e si è rannicchiato con il pollice in bocca, in attesa di un soccorso che non è mai arrivato. Sono queste le fasi della tragedia che si è consumata nel pozzo degli orrori di Gravina in Puglia, è questa la ricostruzione emersa dagli esami medico legali e dai sopralluoghi della polizia, che anche ieri è tornata nella cisterna di quel palazzotto abbandonato per raccogliere altri elementi nelle indagini sulla sorte di Francesco e Salvatore Pappalardi, 13 e 11 anni, scomparsi il 5 giugno del 2006 e trovati senza vita lunedì scorso.
«In 40 anni di professione non ho mai visto niente di simile», dice con gli occhi lucidi e la voce rotta dalla commozione il professor Luigi Strada, il medico legale consulente della difesa del padre dei ragazzini, rimasti intrappolati là sotto in una prigione di buio e paura. «È un posto davvero inaccessibile, i muri sono talmente spessi che nessuno avrebbe potuto sentire le invocazioni di aiuto», dichiara il comandante dei vigili del fuoco di Bari, Giovanni Micunco.
«L’avevo detto, l’avevo detto di cercare dalle parti di via Ianora (vicino alla masseria di via Consolazione, ndr), non mi hanno ascoltato»: così Filippo Pappalardi, incontrando il suo avvocato, Angela Aliani, nel carcere di Velletri, ha dato sfogo al suo dolore. «Pappalardi - racconta il legale - era accompagnato da agenti di polizia penitenziaria. Appena mi ha visto ha iniziato a urlare per la disperazione. Non so per quanto tempo ha gridato e ha pianto, ripetendo sempre le stesse cose. Non sapevo cosa dire. Ho fatto le condoglianze a quell’uomo».
Adesso, con il passare delle ore, prende sempre maggiore consistenza anche tra gli investigatori l’idea che sia stato un incidente, che Ciccio sia precipitato e Tore sia sceso laggiù più lentamente per soccorrerlo, cercando di aggrapparsi alle pareti. L’altra ipotesi è che siano caduti nello stesso momento, e uno sia finito sull’altro. La settimana prossima il gip del tribunale di Bari, Giulia Romanazzi, dovrà decidere sulla richiesta di scarcerazione presentata dall’avvocato del padre dei ragazzini, Filippo Pappalardi, in carcere con l’accusa di aver ucciso i figli e aver fatto sparire i corpi. La Procura per il momento prende tempo, e non ha ancora espresso il parere sull’istanza presentata dalla difesa. Ieri si è tenuta una riunione a palazzo di giustizia alla quale hanno partecipato anche i medici legali, che domani faranno una nuova ispezione nella cisterna dove ieri pomeriggio si è recato il procuratore, Emilio Marzano. Ma le ricerche vanno avanti anche nei casolari e nelle campagne vicine, che potrebbero nascondere uno zaino o gli orologi di Ciccio e Tore, oggetti che non sono stati trovati nel casolare e che i ragazzini potrebbero aver sistemato da qualche altra parte prima di addentrarsi nella casa delle «cento stanze». In questo labirinto di baracche spesso si riunivano i bambini del paese perché – dicono a Gravina in Puglia - la masseria sarebbe stata anche utilizzata come deposito di vecchi biliardini abbandonati. E nella scarpa di uno dei fratellini sono stati trovati un evidenziatore e una pallina da calcio balilla.


L’antica residenza nobiliare è divenuta ormai un monumento al dolore dove vengono deposti fiori, messaggi, disegni. La gente sosta in silenzio, lo stesso silenzio che avvolge la scuola media Benedetto XIII, quella frequentata dai fratellini.

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