da Milano
Lo chiameremo il giochino delle quote rosa. Consiste nel chiedere ai ministri maschi del governo Prodi di indicare la collega che potrebbe più o meno degnamente sostituire uno di loro. In questo consiste finora lo scatto dorgoglio delle Democratiche, lassociazione delle donne del Pd (nata, si presume, per far sentire la voce del gentil sesso nel processo complesso di costituzione del nuovo partito), dopo la scandalizzata constatazione del presidente della Regione Piemonte Mercedes Bresso: tra i venti segretari regionali del nuovo partito non ci sarà una signora. Le Democratiche la buttano a ridere e chiedono ai ministri a quale donna della politica cederebbero il loro (o altrui) dicastero, se le quote rosa fossero una cosa seria.
Cavalleresca la risposta del ministro degli Esteri Massimo DAlema, che indica in se stesso luomo da sostituire. Proprio con la «governatora» piemontese che per prima ha sollevato la questione femminile allinterno del Partito democratico. E poi, quali sono le altre prescelte del suo «dream team» in rosa? Per Massimo non ci sono dubbi: via Antonio Di Pietro e Clemente Mastella. Alle Infrastrutture il presidente della regione Umbria Maria Rita Lorenzetti, Guardasigilli Anna Finocchiaro, ora capogruppo dellUlivo in Senato. Ugualmente cavalleresco il titolare dellIstruzione Giuseppe Fioroni, che al proprio posto metterebbe una delle «madri nobili» delle Democratiche, Tina Anselmi. Per Clemente Mastella e Paolo Ferrero il gioco del «50 per cento» si è trasformato in una ideale resa dei conti, visto che il Guardasigilli dichiara, con una certa dose di ironia, di desiderare una donna (non dice chi, quindi si presume che una qualsiasi vada bene) al posto di Di Pietro, mentre il ministro alla Solidarietà sociale direbbe volentieri addio al vicepremier Francesco Rutelli.
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