I papà più vecchi del mondo: in Italia primo figlio a 33 anni

In media la paternità arriva dopo la carriera

Elena Jemmallo

Prima l’affermazione professionale, poi i figli. Così la pensano gli uomini italiani, messi per la prima volta sotto la lente dell’Istat per quanto riguarda la loro propensione alla paternità. Il quadro che emerge è questo: gli uomini italiani preferiscono sposarsi sempre più tardi, con donne più giovani e dopo aver fatto un po’ di carriera sul lavoro e aver ottenuto una certa stabilità economica. Un comportamento che consegna agli italiani il primato di papà più anziani del mondo. In media il figlio arriva a 33 anni, contro i 31 anni dei francesi, degli spagnoli e svizzeri.
La ricerca, riassunta nel volume «Diventare padri in Italia» smentisce l'opinione diffusa che vede nella parte femminile della coppia le responsabili del basso livello di fecondità nazionale. Per le donne la nascita del primo figlio (quelle nate nella prima metà degli anni Sessanta) arriva mediamente intorno a 27 anni, un anno in più rispetto alla Francia e mezzo anno in più rispetto a Spagna, ma mezzo anno in meno rispetto alla Finlandia.
Il motivo? Per gli esperti dell’Istat la decisione di rimandare il giorno in cui diventare papà è dettata da una tendenza a razionalizzare l’idea di paternità: in età matura si diventa più prudenti, meno disposti a mettersi in gioco o in discussione per eventi carichi di vincoli e responsabilità. E questo vale soprattutto per gli uomini, che possono rimandare la decisione mentre per le donne il periodo fecondo impone una deadline. Sulla decisione di mettere al mondo un figlio, inoltre, si fa sentire anche la tendenza, tutta italiana, di rimanere a casa con mamma e papà oltre i trent’anni, molto al di sopra della media degli altri paesi europei. Sono il 40% degli uomini tra i 30 e i 34 anni che vivono ancora con i genitori, mentre la percentuale femminile scende al 20%. E il momento in cui si decide di andar via dalla casa di origine avviene solitamente non prima dei 30 anni e a seguito del matrimonio.
Nella scelta di avere il primo figlio l’età di lui appare più vincolante: più tardi gli uomini arrivano a stare in coppia e più tendono a posticipare ulteriormente la decisione di mettere al mondo un figlio. La voglia di avere il primo figlio si riduce dell'80% per chi si sposa attorno ai 35 anni rispetto a chi si sposa intorno ai 25. E questo vale tanto al Nord quanto al Sud del Paese. L'età femminile sembra invece incidere negativamente solo quando è lei a essere più grande. Situazione più che raddoppiata negli ultimi anni, ma che continua a non essere prevalente. Come spiega Alessandro Rosina dell'università Cattolica, coautore dello studio: «Per gli uomini può essere conveniente concentrarsi prima sulla professione, liberi da vincoli e responsabilità, e poi sulla famiglia. Cosa che oltretutto li rende più appetibili sul mercato matrimoniale, rispetto a quelli che, a pari status, si sposano prima. Pur sposandosi sempre più tardi, dai 35 anni in su fino ai 50, questi uomini riescono a conquistare donne molto più giovani di loro e con titolo di studio elevato, mostrando una propensione elevata ad avere almeno due figli». Lo stesso tipo di strategia non può essere praticato sul versante femminile, per ovvie ragioni biologiche.


Se quindi la coppia asimmetrica è sempre più diffusa, è anche vero che sono in crescita le coppie in cui lei ha un’istruzione superiore a quella di lui, più che raddoppiata negli ultimi 30 anni (era meno del 10% per i matrimoni celebrati a fine anni Sessanta, ora sono circa il 22%) mentre è diminuita nettamente la situazione nella quale lui ha un titolo di studio di livello superiore (da 18% a 14%).

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