«I Pm mi interroghino, ho molte cose da dire...»

nostro inviato a Bari

«Parliamo a tavola, le offro il pranzo io col risarcimento che mi pagherà il suo giornale». È un Michele Emiliano ancora seccato dopo le polemiche di due giorni fa, quello che parla col Giornale del coinvolgimento del restauro del Petruzzelli nelle indagini fiorentine sulle gare della protezione civile.
Ma la libertà di stampa? Scriviamo del Ros e lei vuol querelarci?
«Dite che è opera mia l’incarico a Balducci, non è vero. Poi Balducci era per tutti un galantuomo, Berlusconi lo promosse addirittura. Conoscerlo in quel contesto non può essere indizio di una mia appartenenza a una cricca. Ma quella foto dava questa impressione. Insomma, credo sia giusto chiedervi di essere più attenti».
Il pezzo sulle indagini era incentrato su una notizia: il Ros ha sequestrato il materiale dell’appalto.
«Nulla da dire. Contesto il commento a margine, e il titolo. Quella foto, poi, l’abbiamo fatta noi: Balducci, per conto del governo Berlusconi, ci consegnava il teatro dopo che per un anno Bondi e Fitto avevano nicchiato per non consegnarcelo, mio personale convincimento. Ero furioso ieri, ci tengo moltissimo alla mia faccia. Se qualcuno me la rovina anche ingiustamente non posso fare il mio lavoro. In Puglia stiamo facendo uno sforzo enorme di ricostruzione della legalità. Anche all’interno del Pd, alcuni esponenti del mio partito sarebbero i primi a essere contenti di una eventuale mia disgrazia giudiziaria».
Interessante. Se l’indagine aperta è una notizia, siamo d’accordo?
«Certo. E detto quello che non mi è piaciuto, mi piacerebbe rispondere a tutte le domande del Giornale, e anche collaborare con le indagini. Credo di avere diverse notizie interessanti anche per gli investigatori che penso ora dovrebbero sentirmi».
Vuol testimoniare a Firenze come persona informata sui fatti?
«Il 19 dicembre 2006 ci fu una missione di Salvo Nastasi e Angelo Balducci. Conoscevo benissimo Nastasi che era nel cda della Fondazione del teatro, Balducci per me era un perfetto sconosciuto. I due incontrarono il prefetto, Vendola, l’ex presidente della Provincia Divella e poi me. Dissero che c’era la possibilità di applicare la legge sulla Protezione civile. Trovai quell’opzione giustissima».
Come mai?
«Avevo sollecitato a Nastasi un’attivazione del Mibac, il ministero della Cultura, perché le fondamenta del Petruzzelli erano immerse nell’acqua. Inoltre c’erano migliaia di piccioni e il guano imputridiva l’acqua, col rischio di corrodere tutto ciò che era rimasto nel teatro».
E i 20 miliardi già spesi per consolidare il teatro? Tocca aprire un’altra indagine?
«Non ho la minima idea di ciò che fu fatto con questi lavori, di certo la falda entrava nelle fondamenta del teatro, e non era stato fatto il lavoro di impermeabilizzazione».
Torniamo a Nastasi e Balducci.
«Non memorizzai il nome di Balducci, parlai solo con Nastasi. Io ero l’autorità di Protezione civile, dovevo fare la segnalazione. Speravo di convincere Prodi ad adoperare la legge sulla Protezione civile, anche per accelerare i lavori. Sono orgogliosissimo di aver scritto la lettera: in meno di un anno abbiamo ricostruito il Petruzzelli, nel momento in cui tutto il meccanismo è partito».
Proprio questo meccanismo è all’esame del Ros.
«Se chiamo la polizia per un intervento ho fatto il mio dovere, dopodiché se la polizia arriva e ne combina qualcuna, io non saprei che dire. Balducci è arrivato a Bari in una delegazione del governo».
Che rapporti ha avuto con lui?
«Il normalissimo rapporto che si ha con un funzionario pubblico che si occupa di una gara nella quale il Comune di Bari non ha mai avuto nessun ruolo. Mi sono anche beccato le critiche dell’opposizione perché non c’erano imprese locali».
Il costruttore Vito Barozzi è decisamente pugliese.
«Io nemmeno mi ricordo chi l’ha vinta, la gara».
E De Santis l’ha conosciuto?
«L’ho visto nelle foto del brindisi, non ricordavo il suo viso, non so nemmeno che ruolo avesse».
Il giorno della consegna delle chiavi lei elogia Balducci. Cortesia istituzionale o...
«Era quello che aveva ricostruito la Fenice. Con lo stesso meccanismo. Quindi si indaghi anche su Venezia, se non altro per par condicio. I lavori qui sono stati fantastici, rapidissimi e di grande qualità, io non ho mai sospettato nulla, ma non sta a me giudicare. La modalità era stata collaudata da Nastasi e dal Mibac e credo anche da Balducci per la Fenice.

Potrebbe essere utile per le indagini, no?».
Torniamo all’iter: tre giorni dal sollecito all’ordinanza. Normale?
«La velocità è irrilevante. Il meccanismo l’ha scelto il Mibac, non è dubbio. Se è necessario testimoniarlo io non ho problemi».

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