Roma - I sindacati non ci stanno. Revisione dei coefficienti di trasformazione e innalzamento dell’età pensionabile non sono merce di scambio per consentire al premier Romano Prodi di presentarsi in Europa con un’allure blairiana. Almeno a parole. Poi, nei fatti, l’intenzione è quella di contrattare punto per punto: anche per questo motivo a gennaio fu rispedito al mittente il progetto controriformista della sinistra radicale.
«Per me questa è una rottura - ha esordito Giorgio Cremaschi, leader della sinistra Cgil - e se questa è la linea del governo, chiedo che i sindacati vadano allo sciopero generale sulle pensioni». Per il segretario nazionale Fiom, d’altronde, «non vanno bene molti dei dodici punti», figurarsi il taglio dei coefficienti che sul foglietto di giovedì non c’era. Il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, ieri non s’è sbilanciato, ma ha chiesto che l’esecutivo «parli con una sola voce». Per il numero uno di Corso Italia, infatti, l’unico testo valido è il documento unitario presentato con Cisl e Uil il 5 febbraio, ovvero possibilismo sugli «scalini» e rifiuto totale della revisione delle percentuali di trasformazione.
«Non siamo d’accordo - ha detto Raffaele Bonanni - e lo sa il governo e lo sanno le forze politiche. La gente rimarrebbe davvero delusa se oltre alla crisi dovesse accorgersi anche di una disattenzione sui problemi salariali e sulle pensioni». Il segretario generale della Cisl, ieri a Padova con Epifani e Angeletti per una manifestazione unitaria antiterrorismo, ha ribadito l’intenzione di rimettere il sindacato al centro delle scelte di politica economica come ai tempi dell’accordo di San Valentino. «Vogliamo una politica dei redditi che riesca a reggere bene salari e pensioni». Il suo alter ego, Pierpaolo Baretta, ha lanciato un ultimatum al premier. «Un minuto dopo aver ottenuto la fiducia, ci convochi», ha intimato sottolineando la propria contrarietà anche al «SuperInps».
«Non possiamo accettare ciò che fino a tre giorni fa consideravamo inaccettabile. La nostra priorità è discutere la nostra piattaforma», ha tuonato Luigi Angeletti. Certo, come le altre due confederazioni, la Uil sa che l’allungamento della vita media è antitetico alla conservazione dello status quo. Ma avendo già messo sul tavolo una proposta e avendo finora ascoltato solo dichiarazioni d’intenti e indiscrezioni, i sindacati sanno di essere in una posizione di forza. Non foss’altro per il fatto di avere a disposizione l’arma dello sciopero.
Il segretario generale dell’Ugl, Renata Polverini, pur notando che «la politica degli annunci non fa bene al Paese», ha posto in questione altri aspetti finora accantonati, come la precarietà. «Vorremmo capire se gli impegni presi con il programma elettorale debbano considerarsi sorpassati. Se così fosse, si rischierebbe l’apertura di un’ennesima fase di conflitto».
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