I soliti fantasmi E l’Inter dice addio ai sogni d’Europa

Paralizzata nel gioco, tradita da Toldo, Figo e Adriano, la squadra di Mancini eliminata dal Chievo di Spagna. Difesa in balìa di Riquelme, rigore negato a Martins

Riccardo Signori

nostro inviato a Villarreal

L’Inter trova ancora una volta il suo inferno. Si fa silurare da un sottomarino giallo e leggero. Fa tutto da sola, il Villarreal ci mette il gol eppoi il cuore. L’Inter aggiunge l’assoluta inaffidabilità delle sue punte, il solito sfarfalleggiare difensivo vecchio stile, l’incapacità di trovar forza e determinazione quando le cose si mettono male. Esce dalla Champions trovando ancora il modo di stupire, dice al mondo che al Chievo della Spagna (stessi colori di maglia) è bastato un tempo soltanto, il secondo, per decidere una qualificazione. L’Inter è stata regina per tre tempi, nel quarto s’è fatta molle e senza anima. Incapace di segnare e ribaltare la situazione.
Il Villarreal ha vinto con il primo tiro in porta della sua partita, poi ha rischiato di far altri danni. L’Inter ha tirato in porta una sola volta, nell’ultimo minuto quando Stankovic ha infilato il destro della disperazione, potrà lamentarsi per un rigore (strattonata di Javi Venta su Martins) ma niente più. La solita storia: cambiano giocatori e allenatori. Non cambia l’Inter. Ormai è una leggenda dell’autoaffondamento: gli errori di Wome a San Siro e di Toldo qui l’hanno crocefissa. E la stagione è buttata.
L’infierno amarillo per un tempo è stato solo un purgatorio: bel tifo, passione senza esasperazione, ventitremila tifosi scatenati ad esaltar la propria squadra e a fischiare gli altri. A casa nostra ci sarebbe da imparare. Prima della partita, un migliaio di tifosi hanno scortato il pullman giallo abbagliante del Villarreal nei vicoli verso lo stadio fin davanti agli spogliatoi, una banda ritmava Yellow submarine, sembrava una festa di paese. Poi, sul campo, il calcio è stato nenia per un tempo soltanto. Il Villarreal non si è tolto alcun velo, non aveva da lasciar scoprire niente più di quello visto a San Siro: solido, tranquillo in difesa, pungente ma non assatanato in attacco. L’Inter, con Cordoba a sinistra e il meglio della compagnia negli altri ruoli, invece ha cominciato la partita con tensione, incapace di sciogliersi e trovare facilità di manovra e precisione. Insopportabili le punte nella loro inutilità: irritante Adriano, corricchiante con la cadenza di un pensionato, confuso e incapace di trovar spazi Recoba. Primo tempo giocato tutto nei grovigli di centrocampo: Veron e Cambiasso a tener banco, Figo e Stankovic più pallidi. Gran battagliare anche fisico, pochi tiri in porta.
Il primo tempo è stato il segno di una pericolosa quiete che ha preceduto la tempesta scatenatasi nel secondo. Josè Mari ha fatto squillar la sua tromba, l’infierno amarillo ha trovato consistenza. Mancini ha richiamato in panca Recoba, affidandosi a Martins. Gli spagnoli, dopo 13 minuti, hanno invece trovato l’affannosa complicità, tanto per cambiare, della difesa interista. Ed è stato subito gol e cuore in gola: la punizione di Riquelme ha pescato l’errore di Veron che ha lasciato libero Arruabarrena, la capocciata del terzinaccio spagnolo e lo sfarfallio vecchio stile di Toldo. Un bel disastro. E da quel momento per l’Inter è stata sofferenza continua. Materazzi ha rischiato grosso per una gomitata assassina a Sorin.
Il Villarreal ha sfiorato il raddoppio: Toldo si è rifatto deviando un tiro di Forlan. Il gol ha messo l’Inter psicologicamente e fisicamente in ginocchio. Mentre il Villarreal ha ritrovato giocare sicuro, impetuoso, pericoloso.

Mancini è andato in tilt togliendo Figo, d’accordo, ma inserendo Mihajlovic, chissà perché? Forlan prima e Riquelme con un calcio straordinario, deviato da Toldo, hanno rischiato il raddoppio. Poi il soffio finale provocato da Martins e Stankovic. Ma la fine da polli era già annunciata.

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