I teppisti sequestrano la Lazio: 6 feriti e 11 fermati

CONTESTAZIONE Blog e tam tam delle radio, ma gli ultrà prendono in mano la protesta

RomaL’amore ferito dei tifosi laziali è sfociato in contestazione. Degenerata in una mezz’ora di follia al centro sportivo di Formello, con un bilancio di guerra: 11 fermi e 5 feriti, di cui 3 agenti. Il clima intorno alla Lazio è ormai surriscaldato, come dimostrano i blog e le proteste radiofoniche dei tifosi, delusi da una classifica deficitaria (terzultimo posto che al momento significa serie B), da una campagna acquisti non convincente e da un presidente, Lotito, ormai osteggiato da tutta la piazza. Che in queste ore ha assistito anche all’avvicendamento in panchina tra l’esonerato Ballardini (che ieri ha dormito a Formello e dovrebbe ricevere la buonuscita di tre milioni lordi) e il nuovo tecnico Reja.
Il tam tam dell’etere romano porta circa 400 tifosi a Formello già all’ora di pranzo. I cori contro Lotito, il ds laziale Tare e Ballardini sono ripetuti, il folto gruppo blocca le auto di Rocchi e Matuzalem chiedendo «attributi veri e risultati». I calciatori, scossi dalla situazione, si assumono le proprie responsabilità e garantiscono una risposta immediata sul campo.
Il numero dei manifestanti cresce, sono ormai mille intorno alle 15. La tensione sale sempre più quando un gruppetto di facinorosi percorre la salita che fiancheggia il perimetro del centro sportivo laziale e forza il cancello più distante dall’ingresso principale, quello dove c’è il campo di allenamento della squadra. Un folto gruppo di tifosi (almeno 500 secondo la ricostruzione fatta dalle forze dell’ordine) riesce a entrare nella struttura proprio mentre i giocatori stanno per iniziare la seduta (che salterà subito, costringendo il gruppo a lavorare in palestra sotto la guida del tecnico della Primavera Crialesi e anche dell’«esautorato» Ballardini). La collisione con le forze antisommossa della Polizia è immediata, il lancio di bottiglie, bombe carta e altri oggetti contundenti dimostrano che l’ira dei tifosi ha superato l’argine della civiltà e la contestazione sta diventando scontro. Gli agenti intervengono con lancio di lacrimogeni per disperdere la folla e riportare l’ordine, un cordone di poliziotti accerchia parte del perimetro della struttura sportiva, bloccando di fatto la via che conduce agli ingressi principali. Il clima finalmente è sedato, ma si registrano 5 feriti (3 agenti) soccorsi dalle ambulanze e 11 fermati tra i tifosi. Pronti a una nuova iniziativa clamorosa: disertare totalmente l’Olimpico il 27 febbraio nel prossimo match casalingo contro la Fiorentina.
Il patron laziale è in via Allegri per prendere parte al consiglio federale, ma i suoi telefonini sono bollenti: chiede informazioni su quanto sta avvenendo a Formello e nello stesso tempo parla con Reja, che tra poche ore diventerà il nuovo allenatore biancoceleste. Un trasferimento che nella notte tra lunedì e martedì ha rischiato di saltare, visto che il tecnico goriziano non riusciva a svincolarsi dall’Hajduk. Temendo un suo ripensamento, Lotito lo ha pressato ma a quel punto sono intervenuti al telefono anche il sindaco di Roma, Alemanno, e addirittura segnali più o meno diretti sono arrivati dal presidente della Camera Fini, a dimostrazione che c’è un interesse politico a una svolta in casa Lazio.
A complicare le cose, ci si è messo anche il maltempo. Reja infatti ieri era nell’isola di Brac dove l’Hajduk si sta allenando per un problema di campi, ma solo in serata ha potuto partire. Oggi sarà a Roma per firmare il contratto fino a giugno 2011: ingaggio un milione di euro. «Non è stata una decisione facile ma dopo averci pensato a lungo ho scelto di tornare a casa.

All’Hajduk Spalato lascio un pezzo di cuore, ma avevo dato la mia parola al presidente Lotito», così il nuovo tecnico biancoceleste, colpito dalla reazione affettuosa dei tifosi croati che avevano lanciato una proposta: «Andiamo tutti a Brac e creiamo un cerchio umano per non far partire Edoardo Reja». Lui invece se ne andrà, missione salvare la Lazio dall’onta della B.

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