Cronache

I veleni del doping sulla finale Porzio: «Tempismo sospetto»

I veleni del doping sulla finale Porzio: «Tempismo sospetto»

Nel momento in cui la pallanuoto ligure sorride per aver piazzato per la prima volta nella sua storia due squadre nelle semifinali play off femminili (Rapallo ed Imperia), scoppia la bomba. Esplode (casualmente?) il caso Mangiante. «Ea», come viene chiamato da quando ancora sedicenne vestì la calottina della Pro Recco, viene deferito dall'Antidoping del Coni al Tribunale Nazionale Antidoping per il riconoscimento della responsabilità in ordine alla violazione dell'art. 2.2. del Codice Wada. Tradotto in parole semplici: richiesta di 2 anni di squalifica, in relazione all'alterazione del profilo ormonale endogeno non dovuta a fattori fisiologici.
Un allarme che parte da lontano, molto lontano. Siamo nell'estate del 2008, all'Hotel Aranci di Roma il Settebello sta preparando l'Olimpiade cinese. Vengono effettuati esami a tutti gli atleti: ad Andrea Mangiante viene riscontrata un'alterazione del profilo ormonale endogeno. Alterazione che si manifesta anche mercoledì 6 agosto 2008, a due giorni da Italia-Croazia. «Appena arrivati a Pechino - ricorda il ct azzurro Paolo Malara - fecero subito i controlli». L'esame, un controllo delle urine, mira il testosterone dell'atleta. Ma ancora una volta è negativo. E le incoraggianti dichiarazioni di allora dell'alteta («Sono tranquillo») e del capo delegazione, il professor Marco Bonifazi («Non ci sono positività») rasserenarono l'ambiente. In soldoni: l'esame del testosterone con la spettrometria di massa, che rileva l'eventuale origine esogena, era risultato, infatti, negativo. Il codice Wada non ha escluso future ulteriori indagini. Che ripetute ancora nel 2009 confermarono la negatività. Ieri il fulmine a ciel sereno. «Qualche settimana fa ho dichiarato - fa sapere Pino Porzio, tecnico della Pro Recco - che vincere questo campionato sarebbe stato difficile in acqua e fuori. Ho piena fiducia e stima di Andrea Mangiante come atleta e come uomo e dello staff sanitario che lavora con noi da cinque anni. Conosco quello che facciamo: sottoponiamo i nostri atleti, a controlli periodici e abbiamo tutta la documentazione per dimostrare la loro pulizia, compreso Mangiante. Mi stupisce che a distanza di due anni e soprattutto alla vigilia di gara uno finale scudetto venga fuori una notizia del genere. È la dimostrazione di quello che ho già detto: sarà difficile vincere, ripeto, in acqua ma soprattutto fuori, e i fatti mi stanno dando ragione». Ma per fortuna il provvedimento del Coni non prevede la sospensione cautelativa: mercoledì in gara uno, Andrea Mangiante giocherà.

Come sempre, a testa alta.

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