I verbali choc dei devastatori Il gip: "Violenza premeditata"

Confermati gli arresti per 11 manifestanti su 12. Oggi interrogatorio per "er Pelliccia": l’estintore che ha lanciato ha colpito una poliziotta

I verbali choc dei devastatori 
Il gip: "Violenza premeditata"

Roma - Il terrore in differita. A leggere le carte del gip che ha tenuto dentro 9 dei 12 incappucciati bloccati durante gli scontri a San Giovanni a Roma si ha la netta sensazione di rivivere quella piazza, quei momenti, quell’odio diffuso sfociato negli assalti mordi e fuggi, nel tiro al bersaglio ai poliziotti, nel lancio di molotov che hanno incenerito il blindato dei carabinieri.

IL BERSAGLIO DELL’ESTINTORE
Quel che il gip non racconta, perché oggetto di relazioni di servizio consegnate direttamente alla Digos, è la vera storia dell’estintore lanciato dall’esagitato viterbese Fabrizio Filippi, al secolo «er Pelliccia». L’oggetto è finito contro il cofano di un blindato della Celere di Senigallia tra via Filiberto e la piazza, dietro al mezzo, di coordinamento, gli agenti del commissariato Prati. Tra questi la sostituta commissario Anna D.A. che ha rischiato di prenderlo in faccia.

ATTACCO CONCERTATO
Il gip Elvira Tamburelli non ha dubbi: «Si è trattato di un’azione concertata (...). Le indagini offrono uno spaccato di carica di violenza e forza intimidatrice contro la polizia che, per la natura e modalità di sviluppo delle diverse azioni violente (...) nonché per il numero elevato di facinorosi. Le azioni violente non paiono affatto espressioni di iniziative improvvisate, slegate fra loro, ma piuttosto frutto di un’azione comune». Scontri pianificati, dunque: «A cominciare dallo sfilamento progressivo dei violenti di manifestanti pacifici lungo il percorso su via Cavour sino alle azioni di “sfondamento” per deviare dall’itinerario prestabilito della manifestazione, che hanno determinato le forze dell’ordine ad azioni di sbarramento». Il gip evidenzia anche «il successivo imponente compattamento dei violenti che si travisavano con caschi da motociclista, passamontagna, felpe ed altro, muniti di corpi contundenti, bombe carta e altri ordigni, preliminare ad azioni congiunte di danneggiamenti, incendio ed attacchi contro la polizia».

IL RAZZO È IL SEGNALE
Secondo il giudice il via all’assalto sarebbe stato concordato con l’«esplosione di un razzo che aveva la funzione di mettere in moto, se si considera che analoghi strumenti di segnalazione sono stati sequestrati». Tra le armi ritrovate «9 molotov in un borsone, fumogeni, 4 bastoni, sanpietrini, un tubo di metallo» eccetera.

VIOLENZA IN PRIMA FILA
L’arresto di Stefano Conegliaro da Catania avviene al termine di un blitz cominciato con l’assalto alle volanti Beta Como 60 e Volante 30. I poliziotti, circondati, riescono a uscire dalle macchine e fronteggiare i black bloc. Un agente, colpito da una bomba carta, e gli altri da pietre, non arretrano. Anzi. Puntano un ragazzo con uno scaldacollo nero «tra i più violenti del gruppo». Lo bloccano. I riscontri dei filmati fanno il resto, anche se il ragazzo si dichiara «innocente». Per il gip, Conegliaro «era pienamente e direttamente partecipe dell’azione violenta del gruppo tra cui si muoveva in prima fila lanciando pietre col volto travisato ed atteggiamento accorto per sottrarsi alla polizia».

IL SESTETTO IN TRAPPOLA
Giuseppe Ciurelo, Alessandro e Giovanni Venuto, Alessia Catarinozzi, Lorenzo Giuliani e Alessandra Orchi vengono fermati tutti insieme in via Carlo Botta. Ciurleo «portava una maschera antigas e un casco da motociclista e aveva 25 volantini inneggianti alla rivoluzione»; Giovanni Venuto «al momento dell’arresto «lasciava cadere in terra un manico di piccone di circa 80 cm», a uno dei minori Matteo C. «veniva sequestrata con maschera antigas».

LA CORRIDA DI GIOVANNI
C’è arrivato appositamente da Barcellona per esprimere la sua «solidarietà», Giovanni Caputi, che al gip ha ammesso di far parte degli indignati spagnoli. «Però mostra chiaramente - osserva il gip - non disdegnare il ricorso a forme violente considerando che ha ammesso che la foto lo ritrae nell’atto di lanciare contro le forze dell’ordine quello che a suo dire era un “tubo di cartone”...».

Da parte sua vi è «piena consapevolezza e partecipazione all’azione del gruppo rivolta contro le forze dell’ordine come dimostra il lancio di sampietrini e di altri oggetti». Alle contestazioni del gip «si è limitato a stringersi nelle spalle». Per i fermati, conclude il gip, la detenzione è «l’unica misura idonea e adeguata alla forte esigenza di tutela dell’intera collettività».

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