I Vip coinvolti si chiamano fuori: «Mai avuto favori»

RomaNo, noi no. Le persone presenti nel lungo elenco sequestrato nel 2008 all’imprenditore Diego Anemone, che potrebbe riferirsi a compravendite e lavori, si fanno avanti per chiarire e smentire. Il primo, già mercoledì, è stato il regista Pupi Avati. Che premette di non aver mai «ricevuto regali da Anemone», e poi spiega: «In effetti nel 2002 o 2003, desiderando dotare la mia casa di Todi di un saliscendi per trasportare le vivande dalla cucina al piano rialzato, ne parlai all’ingegner Angelo Balducci che si offrì di reperirmelo e di farmelo installare (...). Ho pagato regolarmente - aggiunge - sia il piccolo saliscendi che il lavoro di installazione all’ingegner Balducci e sono in grado di esibire (qualora mi venga richiesta) la matrice dell’assegno e il documento relativo». Insomma, «nessun regalo», conclude Avati, «anche se si tenta di insinuare come io sia stato sollecitato attraverso regali a far lavorare come attore Lorenzo Balducci», figlio di Angelo, che «in tutta la sua carriera ha girato un solo giorno nel mio film “I cavalieri che fecero l’impresa” e due giorni ne “Il cuore altrove”». Anche Bertolaso, «annotato» per «via Giulia» e «via Bellotti Bon», assicura di aver «correttamente pagato con assegno ordinario in data 29 settembre 2006 un importo di euro 20mila» per lavori di falegnameria «nell’appartamento di proprietà della propria famiglia», e rivendica di essere «l’unico funzionario che ha pubblicamente riconosciuto di aver commissionato lavori» ad Anemone. Su via Giulia, il capo della Protezione civile dice di aver utilizzato brevemente un appartamento «posto nella sua disponibilità da un amico che non era Anemone». Il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, nega regali e favori: i lavori in corso Rinascimento erano di «messa in sicurezza» dopo la sua nomina al Viminale, e «vennero commissionati dal Sisde ad Anemone». Che lavorò anche nella casa di via Arno quando Mancino vi si trasferì: «Feci eseguire a mie spese modesti lavori e fu naturale per me rivolgermi a un’impresa che godeva della fiducia d’istituzioni prestigiose». Cade dalle nuvole l’ex ragioniere generale dello Stato Andrea Monorchio: «Mai avuto a che fare con cose così, e vivo in una casa in affitto».

Anche il giudice costituzionale Gaetano Silvestri «dichiara di non conoscere e di non aver mai conosciuto» Anemone, di «non possedere e di non aver mai posseduto» immobili nella capitale, e «auspica che il proprio nome non venga più accostato a vicende alle quali è totalmente estraneo».

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