Il Milan e Ibrahimovic sono di parola: per impreziosire il 2 a 2 di Barcellona bisogna piegare la resistenza del Viktoria, in apparenza fragile, fragile, e invece dotato di una buona consistenza. Per averne ragione serve tutto il talento recuperato del leader rossonero di questi tempi e cioè Zlatan Ibrahimovic, capace nell'occasione di timbrare il cartellino a un anno di distanza dalla doppietta contro l'Auxerre e di servire, su un piatto d'argento, la palletta che il suo socio in affari, Antonio Cassano, trasforma nel 2 a 0 rotondo. «Questo è il regalo per il compleanno del presidente Silvio Berlusconi» dicono alla fine nello spogliatoio dei campioni: se può servire una gioia, eccola servita in tavola per il patron dei campioni.
Con Ibra in campo, non ancora al meglio, ma dotato delle energie sufficienti per mettere affanno alla difesa ospite, il Milan comincia a riacquistare le sembianze di qualche mese fa. Squadra che conosce a memoria lo spartito, che sa come metterlo in movimento e come servirlo mentre lui, col codino, si muove tra i birilli cechi con naturalezza senza avvertire, se non in qualche passaggio finale, le conseguenze dell'infortunio capitatogli prima di volare a Barcellona. Ibra e Cassano sono una bella coppia di marpioni dell'area di rigore: si cercano e si trovano senza tradire gelosie, né personalismi e quando alla fine riescono a trasformare la società in un bel gol danzano e saltano come bambini al luna park. Per un tempo il Milan sfiora il gol, lasciando qualche varco alla concorrenza, nell'altro invece sistema la contabilità della sfida e anche del girone salendo a quattro punti come si conviene per chi pensa di poter addirittura).
Della compagnia tricolore, il Milan può contare oltre che su Ibra e Cassano, anche sugli altri reduci, tipo Van Bommel e Seedorf che assistono chiunque, cuciono ogni sbrego per poi rifinire il lavoro collettivo. Peccato che all'appello manchi Emanuelson, un giovanotto arrivato dall'Ajx con qualche pretesa e invece in clamoroso ritardo sulla tabella di marcia e non solo. Da terzino non copre, da mezz'ala non serve, da tre-quartista è un'anima persa, un pesce fuor d'acqua insomma. Come bisognerebbe impiegarlo? Mistero. Altro che debuttanti allo sbaraglio. Questo Viktoria, di rango modesto, pratica un calcio geometrico e ben organizzato a dimostrazione che non è il blasone a scavare la differenza ma l'applicazione del gruppo e anche la bravura del tecnico. E infatti invece di subire l'effetto San Siro confeziona il primo contropiede della sera, mette pressione ad Abbiati e soci e sfiora nella prima frazione un paio di volte il bersaglio grosso prima di concedere l'inevitabile al rivale.
È vero, il suo capitano Horvath, ha qualche chilo di troppo e deve arrangiarsi come può per resistere a qualche dribbling ma nel frattempo il portiere, dal cognome impegnativo, Cech, è tutt'altro che uno sprovveduto e le sue tre respinte sulle stilettate di Cassano e Ibra tengono il Milan inchiodato allo 0 a 0. Si capiscono così le lodi di Nedved e il brillante preliminare contro i danesi superato di slancio.
Certo, alla fine, prima su rigore (mano di Cisovsky) poi in contropiede concedono al Milan quel che è del Milan, cioè i gol e i 3 punti. Alla fine si ritira, per indurimento muscolare Abate: è un altro dei caduti in vista della Juve.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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