Laura Cesaretti
da Roma
Fu il primo a denunciarlo, poche ore dopo il voto del 10 aprile da cui scaturì la pencolante maggioranza dellUnione al Senato: «Forza Italia già corteggia alcuni senatori dellUnione».
E secondo il noto proverbio («la prima gallina a cantare ha fatto luovo») il corteggiamento è andato a segno ieri: col proprio decisivo voto più quelli della Cdl, Sergio De Gregorio, eletto nellItalia dei valori, è diventato a sorpresa presidente della commissione Difesa di Palazzo Madama. Un colpo di scena che ha mandato in tilt la maggioranza e attirato sul capo di De Gregorio e del suo partito le ire di tutto il centrosinistra. Perché quella poltrona, nei loro progetti, doveva andare allesponente di Rifondazione Lidia Menapace. Non tanto per il suo indubbio curriculum politico (partigiana, femminista storica, militante del Manifesto, ultrà pacifista), quanto per il vantaggio anagrafico: la senatrice ha 82 anni, in commissione Cdl e Unione sono in parità e quindi si puntava a farla eleggere grazie alla regola del più anziano. Invece lastuta mossa del centrosinistra è fallita, grazie alle ambizioni delleclettico De Gregorio, a un blitz della Cdl e anche a una sfortunata intervista della stessa Menapace. La quale è ingenuamente caduta nel trappolone del Corriere della Sera che, alla vigilia del fatidico voto, ha stampato in prima pagina le seguenti affermazioni della presidente in pectore della commissione Difesa: «Sono contraria allEsercito»; quello dei militari è «un lavoro di merda»; il 2 giugno bisogna «ballare» come in Francia il 14 luglio e non sfilare in armi; le Frecce tricolori «fanno baccano» e vanno abolite; «è stato un grave errore ripristinare la Nato», e le basi dellAlleanza in Italia sono «una violazione della sovranità». E poi, ancora, i bombaroli iracheni sono resistenti, mentre Israele è colpevole di «terrorismo sionista». Un capolavoro: allalba i telefoni del ministero della Difesa e dei dirigenti dellUnione già squillavano, con allaltro capo imbufaliti vertici militari.
Intanto, il capogruppo di Forza Italia Schifani aveva nottetempo contattato De Gregorio: «Se ci stai, siamo pronti a votarti». Lui cè stato subito. E alle 11 del mattino era fatta: con 13 voti contro gli 11 andati a Menapace, il senatore dipietrista è stato eletto e ha dettato il suo proclama: «Le Frecce tricolori in Italia non sono un optional ma il simbolo dell'Italia che vince». La Menapace lha presa con stile: «Sospettavo linghippo, in effetti sarei stata un po choccante come presidente». Il capogruppo di Rifondazione Russo Spena è insorto: «Un volgare mercimonio, un vero colpo di mano», e ha chiesto un «chiarimento» nella maggioranza. Mentre la Cdl giubilava annunciando: ormai De Gregorio «è dalla nostra parte», evento che farebbe tremare sul serio lUnione, che ha un solo voto di margine al Senato. Lui frenava ma non smentiva: «Il mio passaggio alla Cdl non è problema di oggi», e chiamava in correità il leader del suo partito, Di Pietro: «Era stato informato di questa operazione per non lasciare la commissione a una persona come Lidia Menapace, che non ha i nostri stessi valori».
Affermazioni «stupefacenti», ha protestato Di Pietro, «la decisione di farsi votare dal centrodestra appartiene unicamente alla sua personale responsabilità politica, non essendo stata concordata». E gli ha ingiunto di dimettersi, come intanto chiedeva a gran voce tutto il centrosinistra: «È venuto meno al dovere di lealtà», denunciava la capogruppo dellUlivo Anna Finocchiaro. «Non se ne parla proprio», replicava lui. «Chi si assume le sue responsabilità merita rispetto», lo difendeva Gianfranco Fini. Nel pomeriggio, Di Pietro ha riunito i suoi parlamentari disertando per lemergenza il vertice dellUnione. Alla fine la pace: «Nel metodo, De Gregorio non ha agito per il meglio - dice il ministro delle Infrastrutture - ma siamo contenti del fatto che lui abbia deciso di rimanere nel centrosinistra».
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