Indagato Giovanardi per il video sull’asilo dell’orrore

Massimo Malpica

RomaCarlo Giovanardi è indagato a Roma. A coinvolgere il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alle politiche della famiglia, il suo intervento «difensivista» nel caso dei presunti abusi sessuali nell’asilo di Rignano Flaminio, in provincia di Roma. Giovanardi, nell’estate di due anni fa, proiettò i video dei colloqui tra una delle bimbe vittime dei presunti abusi e i genitori della piccola. Lo scopo era dimostrare che i minori erano stati «indotti» ad accusare le maestre dell’asilo dalle insistenze dei genitori, e che dunque la reale esistenza delle violenze era tutta da dimostrare. Giovanardi per quell’episodio, avvenuto in una sala di Palazzo Chigi, è dunque finito a sua volta in procura, e ora la vicenda che lo riguarda rischia di sbarcare in tribunale: è di pochi giorni fa, infatti, l’avviso di chiusura indagini, che solitamente prelude al rinvio a giudizio.
Il pm Maria Anna Cordova accusa Giovanardi di aver «offeso la reputazione» dei genitori della bambina autori del video, alla presenza di altri parlamentari e con l’aggravante della diffusione via web delle contestazioni lanciate dal politico modenese. Che, invece, aveva sposato la causa degli innocentisti, convinto più che mai che gli indagati di Rignano fossero vittime di una sorta di «abbaglio» collettivo. «La vicenda è incredibile - commenta adesso il senatore - ma ancora più incredibile è che arrivi un avviso di garanzia anche al sottoscritto».
E mentre un esponente del governo viene lambito dalla storia del presunto «asilo degli orrori», il processo che dovrebbe stabilire se le violenze ci sono state, e nel caso chi le abbia commesse, avanza spedito. Si sono già tenute una ventina di udienze, e accusa e difesa si sono date battaglia. Ognuna ferma sulle sue posizioni: maestre e loro familiari insistono sull’inconsistenza delle prove, ritenendo che le accuse di abusi siano nate sulla base di una psicosi collettiva. I genitori dei bambini, invece, insistono a sostenere che i piccoli hanno indiscutibilmente subito violenze, in luoghi esterni all’asilo (tra l’altro, in una villa e in un capannone).
Al centro delle polemiche, nell’ultima udienza, è sbarcata una questione legata all’attività commerciale del nonno di una delle vittime. Si tratta di un sexy-shop, intestato alla suocera di uno dei grandi accusatori, un poliziotto, il cui numero di cellulare era presente sulla pagina web del negozio. La difesa sostiene che le dichiarazioni rese alla psicologa dalla bimba, che ha frequentato l’asilo quando i carabinieri vi avevano già nascosto le telecamere, sembrano riferirsi a oggetti che sarebbero in vendita proprio in quel negozio: candele di forma fallica, cappucci, costumi da coniglietta.
Ma l’avvocato delle parti civili, Carlo Taormina, dice d’essersi accertato che la piccola non è mai stata nel negozio dei nonni, anche se ammette che il padre «gestiva» telefonicamente i contatti via web di quell’attività commerciale. Mentre, nel merito delle accuse, per Taormina ormai non ci sarebbero «più margini di dubbio sul fatto che il risultato di questa prima parte dibattimentale ha confermato l’esistenza oggettiva dei fatti».

Secondo l’avvocato, «i due terzi degli imputati sono stati individuati dalle testimonianze dei bimbi con precisione, indicando particolari come tatuaggi o anomalie fisiche non visibili se non in situazioni particolari».
La sentenza potrebbe arrivare già nel 2011. Ma le posizioni di accusati e accusatori continuano a riflettersi nella spaccatura del paese, Rignano Flaminio, diviso e lacerato tra colpevolisti e innocentisti.

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