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Indignati in allerta: «Basta un tweet lasciato sulla rete per finire in cella»

Basta ormai un «tweet», un cinguettio - cioè un breve messaggino sul web -, per rischiare la galera negli Stati Uniti, soprattutto se si è un giovane indignato che sfrutta i social network per chiamare altri giovani ad occupare le piazze. Anche loro al passo con i tempi, le autorità americane non si limitano più a sfogliare faldoni di documenti per le loro indagini, ma passano al setaccio anche i messaggini da 140 caratteri. A finire nel mirino ancora una volta gli attivisti di «Occupy Wall Street» (Ows). La procura di New York ha infatti «violato» la privacy degli utenti di Twitter chiedendo al social network la documentazione sull’account di un manifestante arrestato. L’ufficio del procuratore distrettuale ha spedito a Twitter un mandato di comparizione per l’attività sul social network di Jeff Rea, 31 anni, arrestato lo scorso ottobre durante l’invasione degli indignati del ponte di Brooklyn, a Manhattan.

La procura sta cercando di tracciare tutta l’attività su Twitter del giovane, da quando è iniziata la protesta di Occupy Wall Street.

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