Roma

Informatica, una storia anche italiana

Laura Gigliotti

Pesava nove chili il primo computer trasportabile Osborne 1, una valigetta con un monitor di 5 pollici. Costo 1795 dollari del 1981. Stesso peso il Compaq, l’Ibm e l’Amstrad. Invece l’Olivetti M10 dell’83 non arrivava a due chili e consumava così poco che nel 1996 il suo processore venne utilizzato in una missione spaziale americana.
Sono alcuni dei pezzi storici esposti in «Bit@byte» la mostra aperta nella Palazzina dell’Auditorio dell’Accademia Nazionale dei Lincei fino al 19 novembre, che racconta 100 anni di storia del calcolo e 30 anni di storia dell’informatica in Italia, con una sezione speciale per i bambini. Dal pallottoliere e dagli antichi compassi e regoli, fino agli ultimi sofisticati prodotti anti contraffazione, alle tessere sanitarie, al sistema Galileo che prevede la messa in orbita di satelliti per realizzare mappe dell’intero pianeta precise al millimetro e visualizzare in tempo reale le condizioni climatiche di ogni punto della terra. Organizzata dalla Sogei, la società pubblica d’informatica che da 30 anni promuove l’innovazione tecnologica del ministero delle Finanze, curata da Cesare Biasini Selvaggi, propone un viaggio nella storia dell’informatica italiana. Una rivoluzione silenziosa che in poco tempo ha cambiato il nostro modo di vivere. Se il primo computer fu costruito all’Università della Pennsylvania nel 1943, l’anno zero dell’informatica in Italia è solo nel 1954, quando Università di Pisa e Olivetti realizzano, su consiglio di Enrico Fermi, l’Elea, il primo calcolatore commerciale europeo a transistor e la Cep (Calcolatrice Elettronica Pisana). Nel 1965 arriva il primo vero personal computer di Olivetti. Una macchina da scrivere calcolatrice progettata dall’ingegner Perotti e disegnata da Mario Zanuso, in mostra, venduta in 40mila esemplari, il 90 per cento negli Usa. Ma l’Italia non crede alla nuova tecnologia.
Della Cep pisana, ad elevata velocità e grande memoria, è in mostra un solo modulo, date le dimensioni. È del 1965 da parte dell’Ibm l’analisi linguistica della «Divina Commedia» di Dante Alighieri. «Occhi» la parola più usata. Alcuni pannelli aiutano a comprendere l’evoluzione della tecnologia. Dai cavi colorati per comunicazione si passa alle fibre ottiche che si misurano in micron e ai cavi multifibra. E così dalle valvole, via via più piccole, ai diodi, ai transistor e infine ai chip, in un processo di miniaturizzazione a cui corrisponde un aumento esponenziale della potenza.
«Ma l’evoluzione tecnologica rivoluziona anche la vita dei cittadini» ricorda Domenico Natale. «Dal grande al piccolo e dall’ufficio alla casa», la nuova frontiera è il digitale terrestre. Tramite tv e telecomando si potrà pagare il bollo auto o prenotare una visita senza più fare la coda.
Il computer ha invaso anche gli spazi dell’arte e della musica. L’artista tecnologo, dice Biasini Selvaggi, si sta appropriando di nuovi strumenti espressivi, figli dell’epoca elettronica, foto, software, scanner, realtà virtuale. Forte anche l’impatto della rivoluzione elettronica in campo musicale dove, dagli anni ’80, sempre più diffuso è l’uso del computer e di sonorità elettroniche. E col sintetizzatore e le tecniche di sincronizzazione la musica elettronica diventa più facile. Fra gli antesignani Beatles, Pink Floyd e Yes.
Accademia Nazionale dei Lincei, via della Lungara 230. Tel. 06-58334325.

Ingresso libero.

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