Chelsea da record, allunga in Premier League e Ancelotti si conferma la bestia nera di Ferguson. Il colpo di testa di Terry scivola sulla schiena di Anelka e rompe l'equilibrio a Stamford Bridge, lanciando i Blues in orbita. Cinque punti di vantaggio sullo stesso United e Arsenal dopo 12 giornate. Troppo presto per sancire la fuga, ma resta la macroscopica conferma della solidità del progetto del Chelsea, squadra di una logica euclidea. Capace di vincere l'11ª partita casalinga di fila (in tutte le competizioni, nuovo record), la sesta (in altrettante gare) di Premier League. Abbastanza per stappare un rosso d'annata. «Quando torno in Italia compro una buona bottiglia di vino rosso e alla prima occasione la offro a Ferguson», la promessa di Ancelotti che dopo gli ottavi di Champions del 2005, la semifinale del 2007 (sempre alla guida del Milan) e la Community Shield di agosto, prevale ancora una volta sullo scozzese. «Ma ho anche perso contro Ferguson, e capiterà ancora in futuro», si schermisce Ancelotti che prima della partita, abbracciato a bordo campo proprio con lo scozzese, ha avuto anche il tempo di scherzare con il decano di Old Trafford (in settimana ha festeggiato 23 anni di panchina United).
A fine gara, umori opposti. Ferguson indiavolato con l'arbitro, reo di non aver sanzionato il fuorigioco di Drogba sul gol decisivo. Ancelotti prudente ma soddisfatto: «Stiamo facendo molto bene ma la strada è ancora molto lunga. Non posso che ringraziare i miei giocatori. Abbiamo battuto una squadra fantastica, è stato un incontro molto equilibrato». Deciso da un episodio, con una buona dose di fortuna. Ingrediente essenziale per la gloria sportiva. Lo United non meritava di perdere. Ma il fattore-Ancelotti è risultato decisivo. Conquistato mercoledì il lasciapassare agli ottavi di Champions League, ora lallungo in campionato.
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