Gli inglesi stroncano i mister d’Italia

Dicono, e qualcuno lo ha anche scritto, che Marinus Jacobus Henfrikus Michels sia stato il Kant del calcio. Come il genio anglo-prussiano nella filosofia, Michels ha diviso la materia in due epoche, prima e dopo il suo pensiero. Ha iniziato a giocare a calcio mentre Amsterdam e l’Ajax venivano invase dalle truppe tedesche, siederà sulla panchina a più marcata matrice ebraica d’Europa progettando l’arancia meccanica con volteggi vietati ai minori che manderanno definitivamente nell’oblio il ruvido passo dell’oca. Terzini che smettevano di girare con le manette in tasca, assaltatori che ragionavano a tripla velocità, follie, trappole no limits e un profeta ad agitare le acque. Che sia stato lui, e non altri, a conquistarsi il titolo di miglior tecnico di sempre dal dopoguerra, lo hanno deciso gli esperti del Times, ma non hanno alcun merito, è stata una di quelle scelte a totale consenso popolare che non richiedono verifiche.
La classifica però non ci fa troppo onore e non solo perchè il primo compaesano, Arrigo Sacchi, è sistemato appena all’11° posto, ma perchè il suo piazzamento appare più un omaggio al mitico Michels, del quale il tecnico era un fervente devoto. Dell’eroico e drammatico gioco all’italiana, protezione della linea due passi fuori dal paese, incursori destinati a vita breve, madri e sorelle in lacrime, gol quasi miracoloso a tempo scaduto, riabilitazione dell’intero popolo e trionfo con spettacolo pirotecnico, non s’è vista traccia. Per decidere la loro graduatoria, gli esperti inglesi hanno messo assieme palmares e impatto dell’allenatore sull’evoluzione tecnico tattica del gioco, piazzando 17° l’attuale campione del mondo in carica Marcello Lippi, 21° Fabio Capello, 23° Enzo Bearzot, 26° Nereo Rocco e solo 28° Giovanni Trapattoni, emblema vivente delle nostre strategie militari sui rettangoli verdi. Per loro il vecchio Trap che ha vinto scudetti in Italia, Germania, Portogallo e Austria, ha lasciato meno impatto sul costume calcistico dell’urticante Josè Mourinho. Il rap del Trap gettato in discarica come una vecchia lavatrice che non centrifuga più, le sue acque sante, le fughe carponi e a pelle d’orso sul prato di Monaco, i fischi a due dita e i porco giuda, scaduti come mozzarelle. Pensare che a noi sembrava tutto così diverso.
Non ci viene semplice praticare il calcio totale, eppure abbiamo quattro stelle e qualcosa vorrà pur dire.

Comunque i manager delle quattro big inglesi ci sono tutti, Ferguson 4°, Wenger 10°, Benitez 33°, di Mourihno già detto, e poi a lui probabilmente interessa più primeggiare in un’altra classifica: 5,5 milioni per altre tre stagioni, il più pagato, qualcosa di meglio di un titolo inventato da quei fanatici del Times.

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