Roma - C’è chi lo chiama il «miracolo della metropolitana». Chi ironizza sul fatto che per vedersi si sono dovuti ritrovare sottoterra. E chi sottolinea che il vero evento soprannaturale è la consegna ai cittadini romani della nuova linea metro B1 nei tempi previsti, ovvero nel prossimo febbraio, circostanza questa davvero più unica che rara. Fatto sta che ieri Gianfranco Fini e Gianni Alemanno si sono incontrati faccia a faccia nei sotterranei della nuova stazione Annibaliano per una visita ai cantieri e hanno subito fatto scattare il sospetto di una riappacificazione in corso d’opera.
Una suggestione che conquista anche un militante non di primissimo pelo, un arzillo vecchietto che approfittando del sopralluogo del presidente della Camera con il sindaco di Roma propone una riconciliazione in diretta tra i due. «A presidè, ve posso rivede ’nsieme?». «Eh, stiamo qui», nicchia con un sorriso la terza carica dello Stato. Poco dopo, mentre i due si apprestano salire sul trenino di servizio per percorrere un tratto della nuova linea, il supporter afferra Fini e Alemanno prendendoli sottobraccio. «Scattatece ’na foto. Finalmente, che momento!», ribadisce. «Sono i cosiddetti militanti di base», ironizza il presidente della Camera. Intanto, però, durante il sopralluogo Fini e il primo cittadino parlottano tra loro. E alla fine Alemanno mette nero su bianco le sue speranze. «L’auspicio è una ricomposizione del centrodestra attraverso il Pdl, mettendo insieme tutti quelli che si sentono alternativi alla sinistra». D’altra parte chi ha seguito prima la genesi dello strappo consumato da Fini poi il crescendo sempre più violento di dichiarazioni incrociate, sa bene che Alemanno ha sempre tentato di mantenere un rapporto di rispetto con il suo ex presidente. E che un filo sottile di dialogo è sempre rimasto vivo, anche nei momenti di maggiore furia verbale degli esponenti futuristi. Un ruolo di pontiere dettato dall’antica consuetudine e dalle necessità contingenti, leggi alleanza in Campidoglio con il Terzo Polo.
Nel Pdl queste prove tecniche di riconciliazione vengono guardate da alcuni con sospetto, da altri con distacco. In molti si dicono convinti che sia solo l’inizio di un’operazione che potrebbe trasformarsi in una sorta di grande Opa lanciata sul Pdl. E individuano in Pier Ferdinando Casini il vero regista di questa campagna di conquista. L’idea del leader centrista, secondo alcuni colonnelli del partito, sarebbe quella di riallacciare i fili del vecchio centrodestra passo dopo passo, estromettendo gradualmente i berlusconiani doc e gli ex An di stretta osservanza La Russa - Gasparri. In pratica, spiegano, dopo aver giocato il ruolo di king maker del governo Monti, vorrebbe mettere le mani sul Pdl.
È esattamente in quest’ottica che vengono lette le dichiarazioni «pacifiste» di Fini e la notizia di una telefonata intercorsa tra l’inquilino di Montecitorio e il premier uscente. Un colloquio raccontato dallo stesso leader di Fli. «Rispettando la prassi - spiega il presidente della Camera su Gr Parlamento - sono stato raggiunto telefonicamente da Letta al termine del colloquio con Napolitano in cui Berlusconi ha presentato le dimissioni. Letta poteva limitarsi a dirmi che il presidente si era dimesso e invece me lo ha passato e lui non mi ha detto hai vinto tu ma sostanzialmente che si è chiusa una fase e cerchiamo di ragionare per il prossimo futuro». Di certo, prosegue Fini, «Berlusconi continuerà a essere un leader politico di primissimo piano, né si può pensare che dalla sera alla mattina sia consegnato ai libri di storia. Ho trovato il suo messaggio responsabile, se avesse ascoltato le pulsioni del suo partito non avrebbe detto che è il momento di mettersi dietro le spalle aggressività e impulsività».
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