Il Papa che funziona ma non basta

Papa Francesco funziona. A un anno dalla sua elezione non rie­sco a trovare un verbo che riassuma il successo pratico e mediatico, più che pastorale o spirituale, del papa­to

Papa Francesco funziona. A un anno dalla sua elezione non riesco a trovare un verbo che riassuma il successo pratico e mediatico, più che pastorale o spirituale, del papato.

Penso che Bergoglio abbia triplicato il target: ha conquistato la simpatia pop di quanti amano il personaggio Francesco a prescindere dal messaggio cristiano; poi è benvoluto da laici e atei-chic perché bastona il clero, per usare una sua espressione, e apre al profano. Infine, Francesco piace a quei credenti che lo vedono parlare al cuore delle genti, con semplicità. La speranza è che qualcuno delle prime due categorie, strada facendo, scopra la fede e non si fermi alla simpatia verso Bergoglio. Il pericolo, invece, è la delusione dei credenti verso un Papa che umanizza il divino e insegue il presente.

Francesco non è un eresiarca, finora non ha mai deviato dalla Dottrina e non ha violato la Tradizione; si è tenuto più modestamente al di qua, nella precettistica parrocchiale. Familiarizza con Dio, Gesù e i santi, vede il diavolo in agguato, si presenta come un travet della fede, desacralizza la religione e la rende vicina, comune, a volte banale. Seguendo San Francesco, il Papa tuona contro ricchezze e privilegi, salvo poi distrarsi quando la Chiesa ottiene ancora di non pagare la Tares.

Tutto sommato è un bene per la Chiesa la svolta di Papa «Simplicio» ma è presto per dire se il Papa abbia riacceso la fede oltre il tifo pop o ateo-chic. La cristianità può accontentarsi di dire, come in un famoso film di Woody Allen, «basta che funzioni»?

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