L'imbroglio ci attende al varco

Che vuol dire "varco attivo"? Che si può passare. Ma a Roma e a Napoli le parole funzionano al contrario e la logica è invertita

Che vuol dire secondo voi «varco attivo»? Che si può passare, il varco è aperto. E quando invece è scritto «varco non attivo» vuol dire che non si può accedere. Bene, a Roma e a Napoli, da anni, le parole funzionano al contrario e la logica è invertita. Varco attivo vuol dire che è vietato accedere nel centro storico mentre varco non attivo indica che è permesso entrarvi. Se la disputa fosse solo lessicale, cazzeggeremmo lieti o sdottoreggeremmo soavi, affidando poi il responso all'Accademia della Crusca e affini. Ma se la disputa si traduce in pesanti multe e poi in stragi da strozzino nel nome maledetto di Equitalia, la cosa cambia.

So che alla protesta si unirebbero tanti cittadini ingannati da quell'insegna luminosa, non solo indigeni perché il trappolone colpisce di più chi viene da fuori. Ma ora c'è finalmente il Vendicatore: è l'indomabile attaccabrighe Pasquale Squitieri che al cinema come nella vita ama vedere il rovescio proibito delle cose. Così, multato per aver varcato il Rubicone del centro storico, fedele al significato delle parole, è ricorso al Pretore contro la dicitura ingannevole.

Tifiamo per lui e per Lello Aragona che a Napoli ha sollevato lo stesso problema.

Ai Comuni di Roma e Napoli diciamo: ma non è più semplice scrivere accesso libero o vietato, salvo gli autorizzati, come fanno le altre città? Se non è un perfido tranello per spillare soldi alla gente, perché l'urbanistica dev'essere affidata ai poeti ermetici o ai linguisti rococò? Vedrete, daranno il Daspo a Squitieri e Aragona.

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