La sconfitta ha restituito umanità ai perdenti nella guerra elettorale europea. Facce più autentiche, anche se si sforzano di simulare i loro veri sentimenti, discorsi più veri. Magari durerà poco, poi la sete di rivincita e il rancore torneranno a esacerbare i loro animi. Fino a ieri li vedevi pieni, vorrei dire gonfi, di quel gas nocivo che è il furore di schiacciare tutto e tutti, come Dei irati, di sentirsi al di sopra degli altri. Poi, la sconfitta ti precipita nella condizione autentica, ti fa capire i limiti, gli errori, ti riporta nella vita. La vittoria ha qualcosa di inumano, di divino e di satanico insieme, sospende la realtà e fa trionfare l'immaginazione; la sconfitta invece rivela l'umanità nascosta. Tutto questo mi ispirava lunedì il carosello di facce che giustificavano il tonfo elettorale. Una più di tutte, quella di Beppe Grillo, soprattutto se toglievi il sonoro. Ha saputo inscenare una gag sulla sua sconfitta, ha mandato in video il guitto al posto del leader affranto. Ma nella simulazione di scena era più vero che nell'urlo minaccioso del capobranco. La finzione gli donava sincerità, l'attore è meglio del leader. «Io sono un istrione - cantava Aznavour - la teatralità scorre dentro di me... tengo il pubblico con me sull'orlo di un abisso oscuro...
Io sono un istrione a cui la scena dà la giusta dimensione... con la maschera che ho... l'arte sola è la vita per me... con furore agli altri mentirò fino a che sembri verità, fino a che io ci crederò». Applaudite l'Istrione, ma che c'entra votarlo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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