Monti come Fini

Il Prof si schiera e pugnala chi lo ha portato al governo. Berlusconi: con me un leghista vicepremier. Anche Albertini pronto a tradire: in Lombardia gioca per la sinistra

Il premier Mario Monti alla conferenza di fine anno
Il premier Mario Monti alla conferenza di fine anno

C'è qualche cosa di grave nell'autocandidatura di Mario Monti. Grave in assoluto, e grave perché messa in atto da un professore che predica correttezza, coerenza e rettitudine morale. C'è da fidarsi di un uomo che non onora i patti stipulati con altri uomini? Che approfitta di una situazione di emergenza per trarne vantaggi personali? Io direi di no. E in questo Mario Monti non è diverso da Gianfranco Fini. Entrambi non sono stati eletti dal popolo ma nominati e sostenuti (il primo a premier, il secondo a presidente della Camera) in posizioni terze rispetto alla lotta politica. Entrambi hanno prima usato la poltrona avuta e poi tradito il loro azionista di maggioranza (il Pdl) con sotterfugi e l'obiettivo dichiarato di farlo fuori.

Monti come Fini, dunque. E in quanto a princìpi non diverso da quel tal Scilipoti che due anni fa tanto scandalo destò. Tradire in politica, purtroppo, non è una novità. Ed è triste vedere come la tentazione sia forte anche in uomini che sembravano al di sopra di ogni sospetto. Tipo Gabriele Albertini, che dopo aver fatto una prestigiosa carriera grazie a Berlusconi e a Forza Italia (sindaco di Milano, eurodeputato) sta ora mettendo a rischio la tenuta della roccaforte lombarda del centrodestra con conseguenze pericolose per le elezioni politiche nazionali. La sua smania di tornare in campo alle regionali come candidato governatore della Lombardia, complice l'ambigua componente ciellina del Pdl, gli ha fatto perdere la testa. Pensa solo alla sua ambizione personale, mette a rischio l'indispensabile (per il Pdl) alleanza con la Lega, minaccia di fare una sua lista pseudomontiana che sottrarrebbe pochi ma forse decisivi voti per provare a sconfiggere la sinistra.

È incredibile vedere liberali così arroganti da fare il gioco dei post comunisti. Albertini è come Monti: Il loro motto è: io sono io, tutti voi non siete nessuno. Non convincono, ricattano. Dicono che loro in politica non scendono, ma salgono. E su questo hanno ragione. Nel senso che, a differenza di Berlusconi che entrando in politica è sceso di livello, essi usano la politica per risalire nella scala sociale e in alcuni casi economica.

Ma con disprezzo della gente a cui chiedono consenso. Come nel caso di Monti che, da due giorni in Internet su Twitter, non si è degnato di concedere la sua «amicizia» a nessuno. Perché lui è Monti. Ma per fortuna noi siamo noi. E tali resteremo.

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