Paolo Villaggio, il Marx degli impiegati

L'attore è stato il Karl Marx degli impiegati e Fantozzi è il suo Lenin

Paolo Villaggio è stato il Karl Marx degli impiegati e Fantozzi è il suo Lenin. Lo dico ora che ha compiuto ottant'anni ed è uscita in un solo volume la trilogia dedicata a Fantozzi rag. Ugo. Come Marx pose al centro del suo universo il proletariato sottomesso e sfruttato, così Villaggio pose al centro l'impiegato sottoposto e umiliato. Il Ragioniere al posto dell'Operaio.

Ma l'Ottocento di Marx fu il secolo delle fabbriche e del proletariato industriale, invece Fantozzi visse nella seconda metà del Novecento che fu l'epoca del terziario, dei piccoli borghesi e del ceto impiegatizio. Marx sostenne con la teoria del plusvalore che il padrone si arricchiva sulla pelle dell'operaio. Villaggio con la teoria del subvalore di Fantozzi, sostenne che i Manager - il Mega-Direttore - hanno addirittura poltrone in pelle umana.

Ma Villaggio criticò pure il servilismo dei subalterni. E Fantozzi liberò i piccoli borghesi anche dall'egemonia intellettuale con la sua celebre rivolta contro il film sovietico La Corazzata Potemkin, definito eroicamente «una cagata pazzesca». Certo, Villaggio non è un filosofo, non ha scritto le grandi opere di Marx, non ha cambiato il mondo con la sua teoria. Ma non ha sparso lacrime e sangue lungo la strada, solo tragiche risate.

Ha saputo ricongiungere Karl Marx ai Fratelli Marx, mostrando il lato grottesco della nostra società. Onore al rag. Fantozzi e alla sua raccapricciante famigliola, al mitico Fracchia e al loro padre Villaggio che a ottant'anni si gode la sua dissennata saggezza.

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