Il gusto della battuta non riesce proprio a perderlo. «Finirà che mi accuseranno anche di strage. Di strage dei leader del Pd...», scherza Silvio Berlusconi strizzando l'occhio al capitombolo di Franco Marini e Romano Prodi durante le votazioni per il presidente della Repubblica. D'altra parte, è di buon umore il Cavaliere. Lui, unico italiano a Dallas ospite dell'amico George W. Bush, ritratto nella photo opportunity accanto a Jimmy Carter, Bush padre, Bill Clinton e anche Barack Obama. Quattro ex inquilini della Casa Bianca più il presidente in carica, di certo un appuntamento niente affatto scontato. A Roma tornerà stasera e solo allora sarà possibile porre il sigillo a qualsivoglia accordo di governo.
E mentre in Texas il Cavaliere passa dalla cena di mercoledì sera con tutta la famiglia Bush al cocktail organizzato ieri pomeriggio dal Partito Repubblicano assieme a Tony Blair e a José Maria Aznar, a Roma Angelino Alfano e i capigruppo del Pdl si consultano con il premier incaricato Enrico Letta. Sarà pure il buon umore, ma Berlusconi ha voglia di parlare. E da Dallas accetta di rispondere al telefono - che gli passa il sempre presente consigliere per le questioni estere Valentino Valentini - alle domande che gli pone il Giornale.
Cosa ne pensa dell'incarico ad Enrico Letta?
«L'ho sentito al telefono e spero davvero riesca a formare un governo di cui il Paese ha davvero bisogno. Siamo in una situazione in cui non si può più continuare ad andare avanti senza un esecutivo che indirizzi la politica economica, altrimenti il rischio è quello di finire in ginocchio».
Quindi lei è pronto a sostenere il governo Letta?
«Certamente sì. Anche se, detto con buon senso e non perché si tratta di un aut aut, è fondamentale che il nuovo esecutivo si faccia carico degli otto punti del nostro programma».
Sei dei quali sono economici...
«Sono fondamentali. Abbiamo preso un impegno davanti al nostro elettorato e certo non possiamo disattenderlo. Bisogna agire seriamente sull'abolizione dell'Imu, sull'Irpef, su Equitalia, sulle detrazioni alle imprese che assumono giovani... Non c'è più tempo per aspettare».
Questa l'agenda. Ma si sta discutendo anche dei ministri che entreranno nel prossimo governo. E pare che nel Pdl ci siano molti che sgomitano. Lei ha delle preferenze?
«Se il nuovo esecutivo fa propria la nostra agenda economica il nome e cognome dei prossimi ministri non è certo un problema. Nessuno veto e nessuna richiesta da parte nostra».
E Silvio Berlusconi entrerà nella squadra di governo? Si vedrebbe, per esempio, al ministero dell'Economia?
«Ci mancherebbe altro... Non c'è alcun bisogno che io entri nell'esecutivo. Possono farcela benissimo senza di me, purché abbiano come faro il nostro programma fiscale. È quella la nostra vera discriminante».
Sembra che Enrico Letta stia pensando a una sorta di compromesso sull'Imu: niente restituzione ma sì alla cancellazione per il 2013. Che ne pensa?
«Sarebbe un passo importante, certo. Ma il punto non sono le singole misure. L'Italia ha bisogno di un governo che metta in campo un progetto che ci porti fuori da una spirale recessiva che sta colpendo tutte le categorie, dai cittadini agli imprenditori».
Secondo lei Letta alla fine ce la farà?
«Sinceramente lo spero. Non voglio neanche pensare a un suo fallimento. Sarebbe un disastro».
E la due giorni americana come è andata?
«Molto bene. Sono qui con i Bush, con Clinton, Obama e Jimmy Carter. Ecco, questa è la miglior risposta a chi in Italia ancora sostiene che io sarei un impresentabile... Invece sono l'unico italiano qui a Dallas. E per celebrare la sua fondazione filantropica ho regalato a George W. una coppa in argento con incisa sul bordo la storia degli Stati Uniti d'America, dai pionieri fino allo conquista dello spazio».
A Roma tornerà solo stasera. Però pare che nel Pd l'aspettino con ansia per poter mettere i puntini sulle i prima del via libera al governo Letta.
«Stasera torno e avremo tutti le idee più chiare. Ma direi di sì».
E se il governo Letta dovesse partire lei esclude che poi ad ottobre si possa andare a votare?
«Vediamo, vediamo...».
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