Casa, amara casa Così il politico cade sul mattone

Da D'Alema a Scajola passando per Tremonti, Patroni Griffi e molti altri

Josefa Idem, ministro per le pari opportunità
Josefa Idem, ministro per le pari opportunità

Josefa Imu. Nel pentolone ribollente di internet sono bastate poche ore per cucinare un menù intero di calembour e fotomontaggi sulla disavventura domestica del ministro Idem. Gli italiani sono fatti così, capaci di fare spallucce di fronte a un bonifico off-shore alle Isole Cayman, ma spietati quando una figura pubblica intrallazza con mutui gonfiati, affitti con maxi sconto e trucchetti fiscali. Passino i finanziamenti illeciti, passino gli scandali sessuali, ma il mattone per ogni politico può veramente sbriciolare una carriera. Per la Idem, neo icona della sinistra impegnata, la storiaccia inverosimile della palestra-prima casa resterà una macchia indelebile. Se al suo posto ci fossero state una Gelmini o una Biancofiore, buonanotte: avrebbero eretto la ghigliottina per punire l'odioso reato di evasione in spregio ai poveri proprietari di case divorati dal fisco. E invece da sinistra si levano solo imbarazzati silenzi, a parte la fiducia del premier Letta (sulla parola). Come può commettere furbate così smaccate un'olimpionica, simbolo delle migliori sinergie Germania-Italia, mamma esemplare che porta il figlio al Quirinale, volto nuovo del Pd e madrina del prossimo Gay Pride? Di sicuro la matrice tedesca non ha impiegato molti anni a farsi corrodere dell'italica arte di arrangiarsi per risparmiare qualche euro. Tanto le è bastato per collezionare una nuova medaglia, quella di primo politico della stagione delle larghe intese a farsi pizzicare in un pasticcio immobiliare. Ma non è questione di formule politiche, ogni ciclo di governo negli ultimi vent'anni è sempre stato segnato da scandali e privilegi ingiustificabili.

Persino la già archiviata epoca dei tecnici ha offerto spunti di discussione popolare come le abitazioni di due super professori, l'ex ministro dell'Economia Vittorio Grilli e l'ex titolare della Funzione pubblica Filippo Patroni Griffi, oggi braccio destro a Palazzo Chigi del premier Letta. Il grande capo del Tesoro chiuse malamente la sua esperienza di governo balbettando giustificazioni su un'abitazione da un milione di euro acquistata con un generoso mutuo di 1,5 milioni. E Patroni Griffi, proprietario di una casa Inps acquistata con 177mila euro di fronte a un valore di mercato di circa 800mila, si aggrappò goffamente al «rischio sismico» che incombeva sull'immobile.

Per il vero anche la stagione finale del centrodestra al governo fu segnata da un profluvio di disavventure di pezzi da 90. Il famoso appartamento al Colosseo, acquistato a «propria insaputa» con un aiutino di 900mila euro da parte di un costruttore, costò il posto al ministro delle Attività produttive Claudio Scajola. La desolante querelle tra il ministro Giulio Tremonti e il deputato-braccio destro Marco Milanese che si è rivolto ai giudici per ottenere dal suo ex capo 174mila euro di affitti arretrati. E ancora le velenose faide leghiste tra bossiani e maroniani che schizzarono veleni su Roberto Calderoli, indicato come fruitore di una casa al Gianicolo offerta dal partito.

Ma la vera casta delle supercase a buon mercato è quella del centrosinistra. Resta agli atti l'inchiesta giornalistica dell'Espresso, quella su Svendopoli nel 2007, che alzò i veli sulla capacità dei vari leader di scovare abitazioni magnifiche dai canoni popolari. L'elenco dei personaggi coinvolti coincide con la massime cariche politiche di quegli anni: Nicola Mancino, Franco Marini, Walter Veltroni, Pier Ferdinando Casini, Clemente Mastella, Luciano Violante, Raffaele Bonanni. Da perdersi nella giungla dei benefici strappati dagli inquilini eccellenti, tutti abili a cascare dalle nuvole o dipingere i loro acquisti come casermoni bui e pieni di spifferi, anche se rivenduti a peso d'oro. Senza poi dimenticare i piccoli guai giudiziari dell'ex ministro delle Finanze Vincenzo Visco per abusi edilizi nella ristrutturazione di un dammuso a Pantelleria.

Tante vicende che oggi si ricordano in modo confuso, nulla a che fare con la maestosità della vicenda di Massimo D'Alema, il primo ex comunista a diventare presidente del Consiglio e a farsi sfrattare da un quotidiano. Nel 1995 scoppiò il caso Affittopoli, svelato dal Giornale di Vittorio Feltri.

E così Baffino, rosso di vergogna, annunciò in tv di avere lasciato l'appartamento a Trastevere di 146 metri quadrati per il quale pagava un canone mensile di 663mila lire, oggi poche centinaia di euro.
Cari politici, andateci piano quando dite che il Parlamento è la casa degli italiani. Con Imu, mutui e affitti non si può più scherzare.
Twitter: @gabarberis

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