Dalla Siberia al Sahara in un solo vagone

La temperatura dei treni locali italiani, di questi tempi viaggia tra la glaciazione e la liquefazione

Dalla Siberia al Sahara in un solo vagone

Benché locali, i treni italiani vanno dal Congo alla Siberia senza fermate intermedie. In questo periodo speciale in cui si incrociano maledicendosi le folle di pendolari ancora in servizio e le frotte di turisti in vacanze frugali, la temperatura dei treni locali viaggia tra la glaciazione e la liquefazione. La prassi quotidiana è la seguente: entri in una carrozza e soffochi di caldo. Allora ti sposti in quella accanto e cambi continente: per il primo minuto godi il fresco, poi dopo cinque minuti hai principi di assideramento e implori i controllori fuggitivi di abbassare l'aria (o alzare la temperatura, sono due scuole di pensiero). Loro eseguono, e piombi dai ghiacciai eterni all'Africa più sudata. Se implori un nuovo intervento, ti guardano come se avessi le caldane o i capricci: ora la vuoi fredda, ora calda... No, chiedi semplicemente una via di mezzo, umana, ma ti rispondono che non c'è. Allora capisci il principio bipolare che ispira le ferrovie, salvo le frecce (Trenitalia è l'ultima società organizzata in classi e gerarchie di meta): è il Principio Sofferenza. Tu in treno devi soffrire, ma giacché siamo in democrazia, puoi scegliere se morire di caldo o di freddo. L'importante è patire.

E qui si scatena la fantasia nazionale: vedi i pendolari al quadrato, che vanno da una carrozza gelida a una bollente, vedi i denudati per sopportare la calura, vedi gli ibernati, avvolti in asciugamani da mare o perfino in giornali, vedi i tramortiti, neo-malati, affetti da trenoma. E invidi chi scende alla prossima.

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