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Il Pdl ha perso la pazienza: "Adesso passiamo all'azione"

Partito compatto attorno al leader: si pensa a una grande manifestazione popolare. Alfano ironico: "Straordinario miglioramento nella performance della Cassazione"

Il Pdl ha perso la pazienza: "Adesso passiamo all'azione"

Roma - Il Pdl è un monolite: scosso e in rivolta. E sale la voglia di piazza: una grande manifestazione di popolo per dire «Ora basta». Il più lesto a dichiarare è il giovane deputato Luca D'Alessandro che sottolinea il caso sospetto: ieri il Corsera parlava di possibile prescrizione e dopo poche ore la Cassazione ha fissato l'udienza speedy gonzales: «Aberrante - dice D'Alessandro -. Solo in questo modo può essere definito il ticket mediatico-giudiziario». Anche Enrico Costa sgrana gli occhi: «Il Corriere detta, la Cassazione scrive. Dopo l'articolo in cui si paventava il rischio di dover “rinviare di un anno” l'eliminazione politica di Berlusconi, la Suprema Corte ha preso le contromisure».
Galan invece è ironico: «Berlusconi è l'unico in grado di compiere imprese grandiose e straordinarie: i tempi di giudizio, problema irrisolvibile, diventano per lui incredibilmente efficienti e spediti». L'ex ministro Saverio Romano riflette: «Farò una ricerca più approfondita ma credo che questo sarà il processo più rapido della storia d'Italia: nemmeno con Craxi la giustizia fu così celere. Pazzesco». Daniela Santanchè è allibita e cita il legale Franco Coppi che, seppur campione di moderatismo, ha accolto la decisione con un «sono esterrefatto»: «Le parole dell'avvocato Coppi, per chi ancora avesse dei dubbi, sono la certezza che la giustizia non c'è per Berlusconi». Quindi: «Che facciamo? Aspettiamo ancora l'unica manifestazione che forse riusciremo a fare, e cioè - dice ironica - quella di accompagnarlo in carcere? Io non ci sto. Basta divisioni, basta tentennare. Serve passare all'azione».
E l'azione può essere quella che auspica Michaela Biancofiore: «Una grande manifestazione di popolo e non di partito - sottolinea - per liberare la giustizia dalle frange politicizzate della magistratura». Poi la fedelissima giura: «Anche molti a sinistra la pensano così». Quindi cita Oriana Fallaci, «pure lei di sinistra, che scrisse “Signor Cavaliere, noi due non ci amiamo si sa. Ma il comportamento che quella gente tiene verso di Lei è così incivile così insopportabile così ributtante quindi offensivo per la libertà e la democrazia che a portarvi un benché minimo e involontario contributo mi vergognerei”». Quindi l'attacco: «Il governo faccia la riforma della giustizia per decreto».
Dall'ultimo deputato fin su ai vertici del Pdl è un coro: «Siamo pronti a forme di resistenza, seppur non violente», giura il coordinatore Bondi. Alfano è ironico: «Sono ben lieto di constatare lo straordinario miglioramento nella performance della Cassazione che, dai tempi medi di trattazione delle cause penali, intorno ai 200 giorni (durata media nel 2010), schizza agilmente a meno di trenta per Berlusconi».
Cicchitto vede un doppio obiettivo: «Colpire Berlusconi e destabilizzare un governo la cui composizione e la cui maggioranza politica è del tutto sgradita a precisi ambienti giudiziari, editoriali, finanziari e politici». Il capogruppo Brunetta, mentre in Transatlantico scuote la testa e dice «no comment», detta una nota alle agenzie: «La giustizia nel nostro Paese sta diventando un mostro incontrollabile che non può essere celato dietro a giustificazioni o spiegazioni d'ordinanza».
Esternano pure i ministri. Per Quagliariello, «A dispetto delle statistiche sui tempi della giustizia italiana, a dispetto delle centinaia di migliaia di fascicoli che ogni anno finiscono in prescrizione, il processo Mediaset continua a stupire con effetti speciali»; mentre per Lupi «La fretta della Cassazione è inaccettabile»; per Lorenzin, invece, è «sconcertante la celerità dei processi di Berlusconi».

Ghedini pensa alla storia: «La fissazione dell'udienza nel processo avanti la sezione feriale della Corte dopo un tempo eccezionalmente breve dalla conclusione del processo d'appello non ha precedenti, se non in casi rarissimi con imputati detenuti».

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