RomaPdl e Lega? Una storia finita, una pagina che si chiude non senza rimpianti, un film arrivato ai titoli di coda anche se in politica mai dire mai. Angelino Alfano, in una intervista a «Chi», fotografa con realismo lo stato dei rapporti con il Carroccio e rivendica la scelta di appoggiare Monti, «un sacrificio compiuto per il bene dell’Italia».
«Queste elezioni rappresentano i titoli di coda di un film che sta per chiudersi», dice Alfano. «Gli elettori ci vedranno senza la Lega al Nord, anche se ancora nutriamo qualche speranza». «Per sostenere Monti abbiamo pagato un dazio altissimo. Abbiamo perso un alleato, sacrificando i nostri interessi per l’Italia. Il Pd non ha sconquassato un’alleanza. Noi abbiamo lasciato Bossi senza guadagnare l’alleanza con Casini. Speriamo che i cittadini ce lo riconoscano». È la conferma di un distacco messo nero su bianco con parole ufficiali. Un rimescolamento degli schemi politici che si innesta sul terreno del possibile superamento del bipolarismo, grazie alla nuova legge elettorale. Una prospettiva sulla quale continua il confronto tanto che oggi Alfano incontrerà Mario Monti insieme a Pier Luigi Bersani e Pier Ferdinando Casini. E proprio da quest’ultimo si registra una piccola apertura sul fronte delle alleanze. «Non si può rimarginare in un giorno la frattura» dice il leader Udc. «Ci vuole autocritica verso la gestione del paese negli anni del governo Berlusconi. Vedremo».
La Lega, intanto, prende atto con freddezza delle parole di Alfano. «Arriva buon ultimo: da più di un mese diciamo che andremo da soli alle amministrative» dice Gianpaolo Dozzo. L’azzurro Osvaldo Napoli ci tiene però a puntualizzare che il «divorzio» «è frutto di una incomprensibile scelta unilaterale». E Maurizio Lupi aggiunge: «Stanno scegliendo la strada del facile populismo. Speriamo di ricostruire quest’alleanza su basi nuove». Sullo sfondo gli equilibri di potere interni tra ex Fi ed ex An suscitano qualche perplessità nella vecchia guardia, i berlusconiani della prima ora. Tanto che al seminario di Orvieto si annunciano alcune defezioni a cominciare da quella di Guido Crosetto. Così come non manca chi agita il pericolo di un proliferare di liste identitarie, sul modello «Forza Lecco», anche in altre città (proprio ieri, peraltro, i legali di Silvio Berlusconi hanno vinto il secondo round della partita giudiziaria sul simbolo del Pdl, incassando la bocciatura del ricorso presentato dall’imprenditore Michelangelo Madonna).
Nel giorno in cui Alfano vedrà Monti, Silvio Berlusconi sarà a Porta a Porta e atterrerà a Mosca per incontrare Vladimir Putin, neoeletto presidente della Federazione russa. «Una visita privata» spiega il portavoce di quest’ultimo, «Putin lo ha invitato. Ci tiene». La stima tra i due resta intatta e viene ribadita da Berlusconi in un’intervista al quotidiano Komsomolskaja Pravda: «Putin è l’uomo adatto a guidare la Russia e nessun altro può farlo con la stessa coerenza». Nel colloquio, il presidente del Pdl torna anche sulle vicende italiane. «Su di me è stata costruita un’operazione di diffamazione a livello internazionale, solo calunnie e nessuna luce rossa». Berlusconi garantisce di non avere intenzione di candidarsi «per la settima volta alla guida del governo. Ma rimango presidente e fondatore del Pdl. La volontà è quella di lavorare con l’opposizione per modernizzare il Paese e renderlo governabile. Il premier italiano non può neppure sostituire un ministro».
Per non parlare della formazione delle leggi: «Ci vogliono mediamente 18-24 mesi, ma se non piacciono alla magistratura di sinistra vengono impugnate da un pm davanti alla Consulta che, inderogabilmente, le abroga. Negli ultimi 5 anni, ne sono state abrogate 241».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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