nostro inviato a Orvieto
Terzo giorno della controffensiva. Anche ieri, chiudendo la Scuola di formazione politica del Pdl, Angelino Alfano ha preferito toni decisi e frasi tranchant al solito approccio morbido degli ultimi mesi. Ha affondato sulle banche, ha rivendicato il peso del suo partito che «non è all’angolo a rosolare a fuoco lento», ha affondato sul Pd rivendicando il tema «lavoro» e provato a mettere in difficoltà l’Udc riprendendo un tema caro ai moderati cattolici come quello dei matrimoni gay e delle coppie di fatto.
Insomma, siamo al terzo giorno di seguito in cui Alfano sferra colpi e cerca di mettere le basi per poter dire - magari dopo le amministrative - che il Pdl ha fatto il possibile, non è stato a guardare «affettuosamente» Mario Monti e ha anche invitato la Lega ad assumersi le sue responsabilità.
Perché se il centrosinistra a Roma viaggia su vagoni diversi, sul territorio Pd, Sel e Di Pietro giocano quasi ovunque insieme. E, dunque, inutile che il Carroccio stia lì a fare lo schizzinoso perché l’unico risultato sarebbe quello di «consegnare il Nord alla sinistra».
Dal palco di Orvieto Alfano parla di «colpo al cuore» per la tragedia continua degli imprenditori che si suicidano. «La settimana prossima incontrerò il presidente dell’Abi per dire che il Pdl è a fianco delle banche se le banche sono a fianco del popolo – dice il segretario di via dell’Umiltà - ma il Pdl sarà contro le banche se le banche saranno contro il popolo». Insomma – e il messaggio è anche per l’elettorato della Lega – la verità è che «noi rappresentiamo la gente». E «se è crisi è crisi per tutti» e quindi «un po' di pegno lo paghino i cittadini e un po’ lo paghino le banche». Che, aggiunge Alfano, «devono fare credito alle imprese con i soldi ricevuti dalla Bce». «Da domani – aggiunge – la nostra azione sarà una vigilanza permanente, anche con pressing su Monti, e un’azione forte perché le banche diano conto di come impiegano i soldi che hanno ricevuto dalla Bce».
Dopo le banche, il pressing sul lavoro. Con buona pace del Pd che del welfare fa uno dei suoi core business. «Dall’alto dei nostri numeri e della nostra forza – dice Alfano - daremo al governo tre priorità: lavoro, lavoro, lavoro». E «non ho detto una cosa di sinistra», perché «lavoro» significa «sostegno alle imprese e alla crescita», vuol dire «aiutare gli imprenditori del Nord che rischiano di chiudere perché le banche chiudono i rubinetti». Una decisa invasione di campo rispetto alla Lega, a cui Alfano chiede di «non consegnare il Nord alla sinistra con una scelta di separazione che mette al centro la politica romana invece che quella del Nord». Una proposta che Roberto Maroni respinge al mittente: «Togliete il sostegno a Monti-Dracula e allora ne riparliamo».
Infine l’affondo sulla sinistra, sui gay e sulle coppie di fatto. Tutti temi su cui l’elettorato moderato - quindi anche quello dell’Udc - è piuttosto sensibile. «L’alleanza Di Pietro, Vendola e Bersani – dice Alfano - va nella direzione dello zapaterismo e non di una moderna sinistra europea.
È un germe che rischia di attaccare i valori che noi difendiamo, come abbiamo fatto con Englaro, la difesa della vita sin dal concepimento oppure con i tanti “no” che abbiamo detto sullo scardinare la famiglia. Se la sinistra andrà al governo farà quello che hanno fatto in Spagna: il matrimonio tra uomini e le coppie di fatto».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.