Alfano senza i numeri costretto ad accodarsi

Renzi respinge tutte le richieste del vicepremier sul nuovo sistema elettorale. Lui si piega, ma avverte: "Lotteremo per le preferenze"

Alfano senza i numeri costretto ad accodarsi

Roma - «No», «no» e «no». Le richieste di Alfano si infrangono sui tre «niet» di Renzi poco dopo l'ora di pranzo. Il segretario del Pd raggiunge il leader del Nuovo centrodestra nonché ministro dell'Interno al Viminale per una trattativa su cui, di fatto, non tratta affatto. Renzi ha già incassato l'accordo con Berlusconi e non è disposto a bruciarlo cedendo altro: l'ok del Cavaliere è troppo prezioso per metterlo in discussione aprendo ai desiderata alfaniani. Che sono: preferenze anziché listini bloccati in modo che l'elettore possa scegliere il candidato. Risposta di Renzi: no. Soglia molto più alta di quella ventilata del 35% per ottenere il premio di maggioranza in modo che i partiti minori possano contare di più se nessuno vince. Risposta di Renzi: no. Clausola di sbarramento più bassa di quella ipotizzata (4% per chi si coalizza e 8% per chi corre da solo) in modo da non costringere il Ndc a tornare con Berlusconi subito dopo lo strappo, pena il rischio di fare la fine di Fini, ossia sparire. Risposta di Renzi: no. Renzi si presenta da Alfano con una sorta di prendere o lasciare: o così o il modello spagnolo, ancora più inviso ad Alfano. Il capo del Pd non cede alcunché e presenta l'eventuale doppio turno di coalizione, qualora nessun rassemblement raggiunga la soglia per agguantare il premio di maggioranza, come massima concessione già fatta ai «piccoli». Lo spettro del modello iberico, che di fatto avrebbe completamente tagliato fuori i cespugli, fa sì che Alfano debba fare per forza buon viso a cattivo gioco e inghiotta il male minore.
Sebbene la bozza di legge elettorale non sia l'ideale per l'Ncd, Alfano un po' di vantaggi li ottiene. Il primo: la vita del governo si allunga. Aprendosi una fase costituente che sulla carta potrebbe durare almeno un anno, il leader del Ncd può continuare ad essere megadimensionato a Palazzo Chigi, avendo ben cinque ministri nella squadra. Il secondo: guadagna tempo per radicare il suo partito sul territorio e non essere così costretto a tornare a bussare ad Arcore immediatamente per chiedere un apparentamento senza il quale, alle urne, sarebbe fine certa. L'ultimo sondaggio fresco di ieri di Euromedia Research parla infatti di un Nuovo centrodestra al 3,8%. Meno 0,1% in dieci giorni. Il che vuol dire impensabile correre da soli visto lo sbarramento all'8% per chi sceglie la gara in solitaria.


Quindi, a sera, Alfano può far la faccia scura ma non terrea: «L'impianto della legge elettorale va bene e contiene molte nostre indicazioni strategiche per la governabilità - dice in una nota - rimane però irrisolto il delicatissimo tema del Parlamento dei nominati, l'aspetto peggiore del Porcellum, il più odiato dagli italiani. E su questo - minaccia - continueremo a dare battaglia nel Parlamento».

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